SAN PIETRO IN LAMA (Lecce) – L’accusa era pesante. Di quelle da far togliere il sonno: aver violentato la figlia all’epoca 15enne dopo aver riallacciato i rapporti a distanza di anni dall’abbandono della casa familiare. Così un uomo, residente a San Pietro in Lama, è stato assolto dal reato di violenza sessuale aggravata per non aver commesso il fatto così come disposto dai giudici in composizione collegiale (Presidente Fabrizio Malagnino), in linea con la richiesta della Procura, al termine dell’istruttoria dibattimentale.
Era stata la madre a raccogliere le confidenze della figlia. Poco più che adolescente la ragazza aveva iniziato a manifestare un senso di disagio e soprattutto aveva perso l’iniziale entusiasmo di incontrare il padre. E raccontò alla madre che dopo i primi incontri con il padre con la scusa di salutarla la palpeggiava nelle parti intime. E il genitore aveva sempre la risposta: “Lo posso fare perché sono tuo padre”. La conoscenza si interruppe immediatamente e continuò solo con Facebook e WhatsApp. La ragazza fu categorica: “Non voglio più avere rapporti con papà”. Alla madre non dava spiegazioni. Accampava le scuse più disparate insospettendo la donna. Ad agosto 2019, però, la ragazza confessò le vere ragioni che la avevano spinta a troncare qualsiasi contatto con il padre.
E la madre presentò una denuncia anche negli uffici della polizia postale di Lecce che, però, non ha prodotto altre contestazioni oltre a quella di violenza sessuale aggravata contenuta nel decreto di fissazione dell’udienza preliminare. Le accuse nei confronti del padre sono state poi successivamente confermate dalla ragazza (nel frattempo maggiorenne) nel corso di un ascolto in Questura alla presenza di alcuni psicologi ma non hanno trovato poi conferma nel corso dell’istruttoria perché ritenute “fumose e contraddittorie” premiando, in tal modo, la linea difensiva dell’avvocato Stefano De Francesco. Ragazza e mamma si erano costituite parte civile rispettivamente con gli avvocati Rocco Rizzello e Angelo Greco.