SAN DONATO (Lecce) – Diventa definitiva la condanna a 3 anni di reclusione per l’avvocatessa Addolorata Perfetto, 63 anni, residente a San Donato, accusata di calunnia aggravata nei confronti dell’ex compagno. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della imputata. La professionista avrebbe architettato la vendetta nei confronti dell’uomo con cui pendevano contenziosi in Tribunale scrivendo una lettera anonima poi inviata in Procura in cui accusava l’uomo di aver intrattenuto rapporti sessuali con la figlia minorenne della nuova compagna. La Corte d’Appello (Presidente Nicola Lariccia) aveva confermato l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e il risarcimento in favore delle parti civili (assistite dall’avvocato Giuseppe Corleto) in favore dell’ex compagno, della nuova fidanzata e della figlia di quest’ultima.
La vicenda giudiziaria è relativa a fatti diametralmente differenti. L’indagine è stata avviata nel giugno del 2014. Una lettera viene recapitata presso le sedi della Procura dei Minori e il Consultorio di Gallipoli. Nella missiva si parla di una storia di sesso che un uomo di mezza età avrebbe avviato con una ragazzina neppure maggiorenne. Incontri intimi all’interno di una masseria nel basso Salento. La Procura apre un fascicolo nonostante lo scritto sia anonimo. Lo prevede la legge quando si tratta di vittime non ancora maggiorenni proprio come nel caso in questione. Il pubblico ministero acquisisce le dichiarazioni della persona offesa e delle compagne di scuola. Il quadro investigativo, però, non fornisce spunti interessanti. E soprattutto l’attesa svolta. Neppure le intercettazioni disposte su alcuni telefoni tra cui quello del principale indagato. L’uomo compare anche in Procura per essere ascoltato.
Al cospetto del magistrato racconta di un rapporto assolutamente affettuoso con la figlia della nuova compagna ma nega categoricamente approcci sessuali. E poi non appena l’occhio cade sulla lettera nell’uomo si insinuano dubbi e sospetti. Una perizia calligrafica ha accertato come i sospetti fossero fondati. Uno scritto di getto; un’imprudenza ed una leggerezza di una professionista che ha dimostrato estrema ingenuità. Il pubblico ministero Stefania Mininni, infatti, chiese l’arresto della professionista ma il gip Michele Toriello non ravvisò la sussistenza delle esigenze cautelari a distanza di circa un anno dai fatti. L’imputata era difesa dagli avvocati Nicoletta Piergentili Piromallo (del Foro di Roma) e Gianmichele Pavone. (quest’ultimo del Foro di Brindisi).