GALATONE (Lecce) – Reticenze, tanti non so, false dichiarazioni. Davanti ai giudici avrebbero detto il falso nel processo sul tentato omicidio di Marco Caracciolo, il 38enne, di Galatone, ferito con tre colpi di pistola il 28 ottobre del 2012 in piazza San Demetrio all’esterno del bar l”Elix”. In sette erano finiti sotto processo: oltre alla stessa vittima anche Salim Foudhaili, 40 anni, di Galatone; Carmine Lezzi, 45, di Galatone; Luana Malerba, 36, di Galatone; Gessica Malerba, 41, di Galatone; Antonio Zambonini, 55, di Galatone e Giovanni Lezzi, 35, di Nardò. Il giudice monocratico Edoardo D’Ambrosio ha dovuto però prendere atto del tempo trascosro e ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
Secondo quanto contestato dal pubblico ministero Massimiliano Carducci, nell’udienza del 19 settembre del 2014, Caracciolo avrebbe riferito di non sapere chi materialmente gli avesse sparato i tre colpi di pistola all’altezza dell’addome; da quale distanza fossero stati esplosi in netto contrasto con quanto accertato dalla polizia giudiziaria nella fase delle indagini preliminari con quanto emerso dall’istruttoria dibattimentale e dalle riprese in tempo reale delle telecamere posizionate nella zona in cui si erano verificati i fatti e da quanto riferito nell’immediatezza dei fatti.
Salim Foudhali avrebbe negato nell’udienza del 14 settembre del 2014 di aver visto Giuseppe Marzano e i suoi figli presenti sul posto nel momento in cui Caracciolo venne ferito. A Carmine Lezzi la Procura contesta di di non aver visto Mattia Marzano colpire con un’arma da fuoco Marco Caracciolo nella deposizione sempre di settembre di quattro anni fa.
Luana Malerba, moglie di Caracciolo, avrebbe negato di aver visto Mattia Marzano impugnare una pistola e colpire per tre volte all’altezza del bacino a una distanza di un metro e mezzo suo marito; nè che a colpirlo fosse stato Mattia Marzano.
Gessica Malerba avrebbe dichiarato in aula di non aver visto Mattia Marzano impugnare una pistola e ferire Caracciolo; che Marzano Giuseppe e suo figlio avevano puntato la pistola alla tempia del 31enne senza ferirlo a causa dell’inceppamento dell’arma, che non aveva visto niente perchè era impegnata a cucinare e quindi non aveva sentito nè il ruumore dei colpi di pistola inferti nè chi li avesse materialmente sferrati; il 19 settembre del 2014
Antonio Zambonini avrebbe dichiarato in aula di non ricordare che Mattia Marzano si fosse allontanato dopo la sparatoria nè con precisione quanti colpi di pistola erano stati inferti nei confronti di Marco Caracciolo il 19 settembre del 2014
Giovanni Lezzi avrebbe negato nella sua deposizione in netto contrasto con quanto accertato che Mattia Marzano gli aveva spaccato tutti e quattro i vetri dell’automobile e che lo aveva minacciato. A difendere gli imputati, gli avvocati Carmine De Paolis e Maurizio My.