GALATINA/COLLEPASSO (Lecce) Venne travolto da un collega di lavoro alla guida di un escavatore mentre effettuava dei lavori per la realizzazione di una piscina all’interno di una villa in località “Tre Masserie” a Noha (frazione di Galatina) il 12 aprile del 2021. Per la morte dell’operaio Luca Sedile, un ragazzo di 30 anni residente a Collepasso, ci sono tre indagati oltre ad una persona giuridica. Nell’avviso di conclusione, che porta la firma della pm Maria Vallefuoco, è stato depennato il nome del collega del manovale: era alla guida del mezzo ma non avrebbe responsabilità che, per la Procura, si devono addebitare a Luca Paglialunga, 28 anni, di Aradeo, amministratore unico e legale rappresentante della Società Paglialunga Costruzioni srls con sede ad Aradeo, difeso dagli avvocati Gaetano Melucci e Giuseppe Corleto e ad Emanuela Pedone, 43 anni, di Civitavecchia (avvocati Paolo Pirani e Carlo Coltellacci), proprietaria e committente dei lavori, indagati con l’accusa di omicidio colposo.
E poi c’è la persona giuridica della ditta che ha realizzato i lavori: la società Paglialunga, in veste di persona giuridica, per il risparmio nei costi di gestione e per un’insufficiente e inadeguata manutenzione delle attrezzature di lavoro “per poter così accelerare il processo produttivo e di massimizzare il valore della produzione che, nell’anno 2021, raggiungeva il valore di 370mila euro a fronte dei 0 euro spesi dalla società per la formazione e l’addestramento del personale”. L’avviso è stato fatto notificare anche ad Antonio Manco, 67 anni, di Aradeo, progettista e direttore dei lavori, difeso dall’avvocato Maurizio Piccinno, con un ruolo più marginale. Nello specifico, insieme agli altri due indagati, avrebbe fatto realizzare una piscina interrata in assenza del permesso di costruire.
Ma il fulcro delle indagini, come accertato dagli ispettori dello Spesal, sarebbe altro: Paglialunga e Pedone avrebbero effettuato i lavori senza assumere i dipendenti nei registri obbligatori. Non sarebbe stata fornita alcuna informazione adeguata sui rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, sulle normative di sicurezza e sulle procedure che riguardano il primo soccorso e la gestione dell’emergenza sulle misure di protezione. E non sarebbe stata assicurata una formazione sufficiente ed adeguata in materia di sicurezza e sull’utilizzo dei macchinari. L’escavatore, utilizzato per effettuare i lavori, aveva i pneumatici usurati e l’impianto idraulico risultava non funzionate. In più la proprietaria della villa si sarebbe astenuta nella fase della progettazione dell’opera al momento delle scelte tecniche di designare il coordinatore in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori e di verificare l’idoneità tecnico professionale dell’impresa incaricata dei lavori per la realizzazione della piscina. La ditta esecutrice, infatti, non sarebbe risultata abilitata in relazione ai lavori specializzati di costruzione.
Di fatto il conducente del camion avrebbe effettuato una manovra errata mentre controllava il motore per una perdita di liquido. Sedile si sarebbe sdraiato sotto al pianale per cercare di individuare la perdita di liquidi mentre il conducente è rimasto al volante con il motore acceso, le marce in folle e per premere a fondo l’acceleratore e mandare il motore su di giri per rendere il problema tecnico più facilmente individuabile. Sta di fatto che il giovane operaio rimase schiacciato morendo sul colpo per lo schiacciamento del cranio, del torace e dell’addome. I congiunti della vittima sono assistiti dagli avvocati Silvio Verri e Danilo Valentino.