CAVALLINO (LECCE) – Nel 2020 sono stati registrati 36.074 nuovi casi di tumore alla prostata a livello nazionale: la prevenzione salva la vita. Dopo i 50 anni o, se c’è familiarità anche prima, gli uomini devono controllare questa ghiandola, le cui cellule, se cominciano a crescere in maniera incontrollata, generano il tumore. La prostata in condizioni normali ha la grandezza di una noce, ma con l’avanzare dell’età cresce e può dare problemi urinari e altri guai. Gli ormoni maschili come il testosterone possono influenzarne la crescita. Se le donne hanno la responsabilità di tutelare la loro salute prevenendo il cancro alla mammella, gli uomini devono tenere sotto controllo la propria prostata. I tumori più diffusi riguardano proprio queste parti del corpo. Ma sul piano delle diagnostica non si possono fare errori: bisogna puntare su tecnologia ed esperienza. La sanità pubblica negli ultimi anni è stata supportata da centri privati d’eccellenza che hanno permesso di alleggerire la tragica situazione delle infinite liste d’attesa.
“Ad oggi, la tecnica più avanzata usata per la diagnosi del tumore alla prostata è la Risonanza Magnetica Multiparametrica, un esame che unisce allo studio morfologico della tradizionale RM, altri due parametri: la diffusività protonica e l’indagine contrastografica dinamica (studio perfusionale) – ci spiega il dottor Ruggiero Calabrese, titolare del centro diagnostico Calabrese di Cavallino – Dall’integrazione dei tre parametri si ottiene, infatti, una valutazione non solo morfologica ma anche funzionale-fisiologica, rendendo possibile riconoscere la presenza di eventuale neoplasia, indicandone la sede al fine di permettere una biopsia mirata per conferma e valutazione del grado della lesione. Nel caso di positività l’indagine consente inoltre la stadiazione locale della neoplasia. In caso di negatività dello studio multiparametrico lo Specialista urologo, assieme al Paziente, potrà decidere se procedere comunque a biopsie multiple o effettuare trattamenti conservativi-sorveglianza attiva, nell’ipotesi di forma a bassa aggressività. Si tratta di un esame non invasivo che non utilizza radiazioni ionizzanti”.
Sono diversi i vantaggi che si ricavano quando ci si affida a tecnologie così efficienti: è un’indagine che consente il riconoscimento e la stadiazione locale di neoplasie clinicamente significative permettendone l’adeguato trattamento; al contempo evita biopsie e trattamenti non necessari in forme benigne o a scarsa aggressività; è un’indagine ripetibile nei casi di sorveglianza attiva, ovvero in quei casi in cui si decida di non trattare immediatamente il paziente ma di seguirlo con un monitoraggio stretto, in modo da poter intervenire con intento curativo non appena si verifichi una progressione di malattia; è uno studio utilizzabile nel sospetto di recidiva locale di forme già trattate.
La Risonanza Magnetica Multiparametrica alla prostata non è un esame invasivo. Come tutte le indagini RM, utilizza un campo magnetico e onde radio, in assenza di radiazioni ionizzanti. L’esame è eseguito mediante bobine extra-corporee: non è necessario l’impiego di bobina endorettale. Nel corso dell’indagine viene eseguita un’iniezione endovenosa di mezzo di contrasto paramagnetico, lo stesso utilizzato per tutte le altre indagini RM.