CAVALLINO – Il gip Angelo Zizzari ha rigettato nel merito le opposizioni alla richiesta di archiviazione e ha disposto l’archiviazione del procedimento nei confronti di 41 indagati per diffamazione, tra giornalisti, sindaco di Cavallino in carica e semplici cittadini, che furono denunciati da dieci dei protagonisti di un party che in tanti credettero fosse stato organizzato anche per festeggiare la morte dell’onorevole Gaetano Gorgoni. Fu un post a scatenare le critiche. Ma i protagonisti della vicenda si affrettarono a chiarire che i festeggiamenti non avevano nulla a che fare con il defunto ex sindaco. I magistrati penali avevano già archiviato una volta, ma chi si riteneva offeso ha insistito opponendosi all’archiviazione. Il 15 maggio 2023, finalmente, si è conclusa questa triste vicenda, che con molti dei protagonisti poteva essere risolta con un chiarimento e con una stretta di mano tra persone dello stesso paese, che si conoscono da una vita, ma che invece è andata a intasare di “carte bollate” la Procura leccese, già oberata di lavoro.
Il procedimento penale trae origine dalla pubblicazione di una foto sul social network Facebook scattata in occasione di un evento (tenutosi presso un agriturismo di Cavallino). La foto (che il Corrieresalentino.it non pubblicò, limitandosi a pubblicare solo l’immagine della torta) ritraeva tutti i presenti, a fine serata, davanti ad una torta avente sulla copertura l’immagine del Palazzo Ducale di Cavallino – residenza dell’ex sindaco defunto, Gaetano Gorgoni – con la scritta “Finalmente liberi (uniti)”. “Alla pubblicazione seguivano sullo stesso social una serie di commenti, con i quali più persone intervenivano a condannare, con espressioni più o meno aspre, ciò che era stato percepito come uno sgradevole festeggiamento per la morte del noto personaggio politico residente nel palazzo raffigurato, l’on. Gaetano Gorgoni; morte verificatasi pochi giorni prima – si legge nell’ordinanza di archiviazione – A fronte di ciò, la notizia dei presunti festeggiamenti per il decesso dell’ex sindaco di Cavallino rimbalzava su varie testate giornalistiche, tanto locali quanto nazionali, determinando ulteriori commenti anche in calce agli articoli ripubblicati sui diversi social network”.
Le persone ritratte nella foto in questione, quindi, hanno deciso di proporre querela per il reato di diffamazione nei confronti di tutti quelli che avevano commentato la foto pubblicata, firmato articoli sulla vicenda e commentato sui social la notizia in questione, oltreché nei confronti dei direttori delle testate giornalistiche che avevano riportato la notizia, smentendo categoricamente di aver festeggiato la morte dell’ex sindaco.
PER IL GIP NON CI FU REATO
Riportiamo le conclusioni relative agli articoli pubblicati sulla vicenda, messe nero su bianco, nell’ordinanza di archiviazione a seguito di udienza del Tribunale ordinario di Lecce, sezione Giudici delle indagini preliminari: “È stato rispettato in primo luogo il limite della verità – secondo il gip – nell’accezione quantomeno della verosimiglianza: infatti, al netto della versione fornita, in più battute successive, dall’organizzatore Walter Bevilacqua (il quale dapprima con un post affermava che la vicenda avrebbe riguardato in realtà una festa di compleanno, per i suoi 60 anni, mentre in un secondo momento sosteneva che i festeggiamenti in questione riguardassero la fine del lockdown per il COVID-19), è innegabile che nella ‘comunità’ velocemente si diffondesse l’opinione in ordine al motivo della festa (della torta, della frase e della foto pubblicata) legato alla morte dell’on. Gorgoni. Invero sul punto deve condividersi quanto rappresentato dalla difesa degli indagati; sono molteplici gli indici che hanno condotto a tale diffuso convincimento:
– il breve lasso temporale intercorso tra il decesso dell’ex sindaco di Cavallino ed i festeggiamenti,
– la realizzazione della foto pubblicata da Bevilacqua riguardante una torta, come detto, con la raffigurazione del Palazzo Ducale di Cavallino, storica residenza della famiglia del politico Gorgoni, accompagnata dalla scritta “Finalmente liberi (uniti)”, verosimilmente allusiva della “liberazione” della comunità dal potere pluriennale di un influente politico,
– la immediata presa di distanza dall’evento da parte del proprietario del ristorante che aveva ospitato i festeggiamenti,
– la repentina cancellazione del post di Bevilacqua in cui questi, come detto, in un primo momento si giustificava, spiegando che si era trattato, a suo dire, della festa di compleanno;
– le scuse pubbliche che alcuni partecipanti all’evento porgevano alla famiglia Gorgoni.
In negativo, deve dirsi ancora che proprio la tentennante spiegazione addotta dall’organizzatore risultava ben meno verosimile, posto che la torta, evidentemente, non appariva in alcun modo legata a dei festeggiamenti per un compleanno, né, invero, per la fine del lockdown (è altrimenti di difficile lettura la scritta ‘Finalmente liberi (uniti)’ accostata proprio all’edificio predetto ed al richiamo all’unità, anche in considerazione del fatto che, quanto alla assenta fine del lockdown, il 27 maggio 2020 era ancora in un periodo contrassegnato da intense regole, con il divieto generale di assembramenti e peculiari limiti alle manifestazioni ed agli eventi).
Orbene, a fronte di tale serie di elementi che, quantomeno, deponevano verosimilmente a favore della convinzione che si trattasse di una ‘festa’ per la recente morte dell’influente politico locale accostabile all’edificio riprodotto sulla torta, deve ritenersi, per come si diceva, che tutti i giornalisti che così riportavano la notizia siano certamente esenti da rimproveri di rilevanza penale, la loro condotta è legittimo esercizio del diritto di cronaca, avendo assolto al dovere loro richiesto in ordine al vaglio della verosimiglianza della vicenda raccontata”.
Ma c’è di più, anche i principi dell’interesse pubblico e della continenza previsti per chi svolge la professione giornalistica sono stati rispettati: “Con riferimento alla pertinenza, poi, è indubbio che la notizia suscitasse un interesse soprattutto nella comunità di riferimento (dei cittadini dei Cavallino e più in generale della provincia di Lecce).
Quanto, infine, alla continenza, deve rilevarsi che, senza dubbio, gli articoli in questione narrano quanto accaduto, senza trascendere in linguaggi poco appropriati”. Dunque, i giornalisti hanno agito in buona fede, secondo i giudici, così come chi ha commentato su Facebook, “dovendosi dunque riconoscere a tale convinzione (quella della presunta festa per la morte dell’ex sindaco ndr), quandanche erronea, efficacia scusante, con conseguente esclusione della responsabilità penale in capo anche agli autori degli ultimi commenti analizzati, perché il fatto non costituisce reato”.
PER IL CORRIERE SALENTINO FU DIRITTO DI CRITICA
Nel caso specifico degli articoli pubblicati dal direttore di dagospia.it, Roberto D’Agostino, e dal direttore di Corrieresalentino.it, Gaetano Gorgoni, secondo il giudice si è trattato di “condotte espressive della manifestazione del diritto di critica nella parte in cui non viene riportato meramente quanto accaduto ma gli autori si lasciano andare ad un’aspra critica del fatto“. Tra l’altro, nel pezzo in questione, il Corrieresalentino.it, ha accolto tempestivamente la versione dell’autore del post, che puntualizzava di non aver festeggiato la morte dell’ex sindaco Gorgoni. Ancora una volta il Corrieresalentino.it ha ottenuto la conferma di aver operato correttamente.