GALATINA (Lecce) – Pretendeva somme di denaro dal titolare di un agriturismo “perché doveva pagare i suoi avvocati”. In carcere è finito Luigi Patera, 56enne di Noha (frazione di Galatina), arrestato con l’accusa di estorsione. L’ordinanza è stata eseguita dagli agenti del Commissariato di Gallipoli ed eseguita dal giudice per le indagini preliminari Angelo Zizzari. A mettere in moto le indagini, era stato proprio il titolare della struttura a Gallipoli, che, solo di recente, aveva trovato il coraggio di denunciare il suo presunto estorsore con il quale intercorreva una conoscenza risalente al 2011.
Ad aprile del 2023, però, l’imprenditore viene nuovamente avvicinato da Patera, il quale aveva iniziato a pretendere immotivatamente delle elargizioni di denaro. Inizialmente le richieste erano state avanzate con “velate minacce ed intimidazioni”; successivamente crescevano la frequenza delle richieste ed i toni delle minacce, tanto da indurre l’imprenditore a pagare un piccolo importo, riuscendo a ridurre a 300 euro la richiesta di 3mila e 700 euro iniziali ed a 500 euro successive, accreditate a Patera mediante bonifico istantaneo su Iban fornito dall’arrestato.
Pagamento tracciato e documentato nella stessa denuncia con contestuale deposito di allegati. Dopo alcuni giorni, Patera è tornato a minacciare ed a chiedere denaro (con minacce del tipo “ti getto a mare”). Gli agenti, quindi, hanno chiesto la collaborazione del denunciante alle indagini organizzando un trappolone; l’imprenditore ha così messo a disposizione una somma in contanti per consentire di effettuare uno specifico servizio che consentisse di cogliere con le mani nel sacco l’autore delle estorsioni. Così, nella mattina del 6 giugno 2023, appreso di un appuntamento imposto da Patera per le 12.00, si è proceduto ad organizzare la consegna controllata del denaro. Le operazioni hanno consentito di riprendere l’arrivo in zona di Patera ed il repentino allontanamento ed il successivo e definitivo arrivo sul posto verso le 13.00, il passaggio di mano della somma in contanti, l’eloquente stop posto dalla persona offesa e la precipitosa fuga tentata da Patera.
A poche decine di metri ad attenderlo, c’erano gli agenti di polizia che lo hanno bloccato e arrestato. Patera è anche accusato di essersi impossessato di un blocchetto di assegni prelevato da un’autovettura. E di aver portato fuori dalla propria abitazione due coltelli a lama lunga e una mazza da baseball. Nel corso dell’udienza di convalida, assistito dall’avvocato Luigi Greco, Patera ha negato integralmente gli addebiti, sostenendo di aver ricevuto la prima somma di denaro (con accredito su carta postapay), così come i contanti presi poco prima dell’arresto, per spontanea elargizione dell’imprenditore, il quale lo aveva voluto aiutare pagando al suo posto il compenso dovuto al suo difensore per le sue passate vicende processuali (confermava trattarsi di 3mila e 700 euro complessive); non sapeva spiegarsi, però, la denuncia sporta dal predetto, trattandosi di un suo amico. Quanto alle armi ritrovate nell’auto ha riferito che uno dei coltelli era destinata ad un’attività di giardinaggio e che la mazza da baseball gli serviva per giocare (da poco acquistata, diceva, per imparare a giocare a baseball da solo in campagna).
Le dichiarazioni della persona offesa sono state ritenute precise, coerenti e circostanziate, riscontrate da quanto direttamente percepito dai militari che hanno visto la persona offesa consegnare 1000 euro all’indagato nonché nel rinvenimento nella disponibilità di Patera di tale somma di denaro, costituita da banconote aventi numero di matricola identico a quelle in precedenza fotocopiate. Per il giudice Zizzari, dunque, “vi è pertanto un altissimo rischio di recidivanza di reati della stessa specie, tale da poter essere soddisfatto solo con la misura cautelare di massimo rigore, così come richiesto dal pm, dal momento che il rispetto delle prescrizioni imposte con una misura meno afflittiva non è realisticamente prevedibile nel caso in esame, in cui l’indagato ha manifestato una completa insensibilità al rispetto della legge”.