GALATONE/GALATINA/GALLIPOLI (Lecce) – Nessuna correlazione tra la somministrazione della prima dose di vaccino Covid e il decesso. O meglio, nessun riferimento su un possibile collegamento. E per sette camici bianchi, in servizio tra gli ospedali di Gallipoli e Galatina, la Procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento sulla scorta delle risultanze della consulenza del medico legale Alberto Tortorella e del cardiologo Giuseppe De Giorgi. Il decesso è quello di Claudio Di Paolo, il web designer di Galatone di 54 anni, morto nel gennaio del 2022 a causa di un arresto cardiocircolatorio.
L’uomo era sposato e aveva due figli. E non aveva alcun problema di salute. Non aveva aderito alla campagna vaccinale. Martedì 18 gennaio decise di presentarsi presso l’hub di Galatone per ricevere la prima dose di vaccino anti Covid. Appena un’ora dopo iniziarono i primi problemi quando accusa un forte dolore al petto e immediatamente si reca presso l’ospedale di Gallipoli. Qui, i sanitari del nosocomio rilevano qualche parametro non a norma “ma non così significativi da richiederne il ricovero”. Di Paolo rientra così a casa ma il dolore si fa ancora più intenso. E, questa volta, accompagnato dalla moglie presso l’ospedale di Galatina, i parametri risultano ancora più sballati. I medici gli consigliano il ricovero ma Claudio firma le dimissioni e fa rientro a casa una seconda volta a casa. Le sue condizioni, però, si aggravano.
L’uomo accusa inappetenza e va a dormire. Nel cuore della notte avverte un malore. Chiama il fratello: “Portami in ospedale, sto morendo” gli dice ma la disperata corsa in ospedale non gli salverà la vita. Dopo un paio di ore, infatti, i medici comunicano ai familiari che il cuore del web designer si è spento definitivamente. Su eventuali errori medici, nella consulenza finta sul tavolo della pm Donatina Buffelli, il medico legale ha differenziato la condotta del camice bianco che inizialmente ha preso in carico il paziente al momento del primo accesso in pronto soccorso di Gallipoli avvenuto la sera del 17 gennaio del 2022 con quella dei colleghi che successivamente sono intervenuti nella vicenda. Per il consulente della Procura “la condotta di tutti gli altri indagati è stata corretta dal momento che il loro intervento è risultato conforme agli standard”.
Infatti – ipotizzano gli inquirenti – il 18 gennaio del 2022 quando il paziente fece ingresso per la seconda volta in pronto soccorso i sanitari hanno espletato tutti gli esami attinenti alla sintomatologia lamentata. Tuttavia, nonostante l’accertamento di qualcosa di anomalo all’aorta, i medici non hanno potuto proseguire nell’iter diagnostico perché il paziente ha firmato le dimissioni ed è uscito dal pronto soccorso. “Pertanto – conclude il consulente – nessun profilo di colpa medica è loro imputabile”. Diversa la posizione del medico di turno presso il pronto soccorso di Gallipoli, che basandosi sugli esiti negativi dell’elettrocardiogramma e sugli esami di laboratorio compresi gli enzimi cardiaci, ha dimesso il paziente con la diagnosi di ipertensione benigna.
Dalla relazione a sostegno della richiesta di archiviazione, il medico avrebbe dovuto richiedere un esame radiologico del torace ed una consulenza cardiologica per consentire il sospetto di una patologia aortica così da giungere ad una diagnosi corretta in tempi più brevi. Per il consulente, però, si sarebbe trattato di una patologia a prognosi comunque assai severa, gravata da elevata mortalità anche in caso di diagnosi e di trattamento tempestivi. E che non sarebbe stato possibile sostenere che in caso di diagnosi tempestiva il paziente sarebbe sopravvissuto.
La richiesta di archiviazione sarà oggetto di valutazioni da parte degli avvocati Massimo Aprile e Francesco Protopapa per conto dei familiari per chiedere un’eventuale oppisizione mentre rimangono in attesa gli avvocati dei medici, i legali Roberto De Mitri Aymone; Alessandro Stomeo; Emanuela Fazzi e Benedetta Frezza.