Continuano serrati i servizi della Squadra Nautica della Polizia di Stato, di stanza presso il Porto commerciale di Gallipoli, lungo le coste salentine.
Dopo la denuncia di un sub e del suo acquirente, con il conseguente sequestro e distruzione di 1,106 Kg. di lithopaga lithopaga, avvenuto nella giornata
di ieri nella zona di mare antistante la Marina di Mancaversa, nel comune di Taviano, nella mattinata odierna il personale della Squadra Nautica ha sorpreso altri due uomini, con precedenti specifici, nella flagranza della pesca di frodo.
I due, A. F., del ’63, e C. V., del 69, entrambi di Brindisi erano nello specchio d’acqua antistante Torre Inserraglio, marina di Nardò, all’interno dell’area marina protetta del parco “Porto Cesareo”.
Sul posto, gli agenti notavano una BMW s.w. parcheggiata al termine di una stradine sterrata, nel cui interno vi erano delle bombole per immersione; poco più in là un uomo era intento a prestare assistenza al sub che operava, in acqua, a pochi metri di distanza da lui.
Raggiunti i due, proprio mentre il subacqueo riemergeva e passava alla persona a terra tre sacchetti in plastica di colore bianco, contenenti presumibilmente il pescato, e l’attrezzatura utilizzata per l’immersione, i poliziotti procedevano ai controlli di rito che evidenziavano, per entrambi i soggetti, diversi pregiudizi penali per reati in genere e specifici in materia di pesca di frodo.
Le ulteriori attività di P.G. consentivano, altresì, di rinvenire il materiale usato per la pesca subacquea, tra cui un martello a punta ricurva, nonché verificare che, all’interno dei tre sacchetti, era contenuto il pescato, risultante “dattero di mare”, specie appartenente a fauna marina protetta e per i quali, come noto, è vietata la cattura, la vendita ed il commercio.
Va, inoltre, precisato che la zona dove veniva effettuata la battuta di pesca ricade in Zona A (riserva integrale) dell’Area Marina Protetta “Porto Cesareo”.
I due uomini venivano, pertanto, denunciati all’A.G. competente, nella persona del Dr. Paola GUGLIELMI, che autorizzava la distruzione del pescato per schiacciamento con successivo gettito in mare, previo riconoscimento della specie da parte del Veterinario, nonché il sequestro di tutto il materiale rinvenuto.