Un rinvio a giudizio e un abbreviato. E’ quanto emerso dall’udienza preliminare davanti al gip Vincenzo Brancato in cui sono comparsi l’ex-latitante Alessandro Verardi, 33enne di Merine e Tonino Caricato, 30 anni di Cavallino. Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti di Caricato.
Per lui, assistito dall’avvocato Francesca Conte, il processo si aprirà il prossimo 27 novembre davanti al giudice monocratico. Verardi, invece, così come richiesto dal suo avvocato difensore Gianluca Bianco, verrà giudicato con il rito alternativo il prossimo 30 novembre. Per Caricato, il legale aveva chiesto il non luogo a procedere anche alla luce dell’ampia confessione fornita da Verardi nel corso dell’interrogatorio di convalida in cui scagionò da qualsiasi responsabilità Caricato. I due finirono in manette lo scorso 17 settembre. Verardi, latitante da mesi, venne bloccato a Lecce in sella ad una potente moto mentre era in compagnia di Caricato. Gli agenti della squadra mobile, che da tempo erano ormai sulle tracce di Verardi, bloccarono i due passeggeri sequestrando mezzo chilo di cocaina, una pistola calibro 7,65, trenta proiettili e un coltello a serramanico. Per entrambi, tuttora detenuti, scattarono le manette conle accuse di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e porto abusivo d’arma da fuoco. Da quel giorno, però, molte cose sono cambiate. Verardi ha incominciato a collaborare con la giustizia e il prossimo 14 settembre dovrà nuovamente comparire davanti al gip per l’udienza preliminare nell’ambito dell’operazione “Augusta”. Dalle carte dell’indagine, spunterebbe un ruolo di primo piano ricoperto da Verardi nell’ambito della criminalità locale nella gestione dello spaccio e delle estorsioni e la decisione maturata nei mesi scorsi di collaborare con la giustizia fornendo in particolare indicazioni sulla nuova geografia criminale locale in particolare al procuratore aggiunto Antonio De Donno gli sono costati un paio di attentati consumati ai danni di alcuni parenti stretti che, tra l’altro, hanno dichiarato di essersi dissociati dalla presunta “redenzione”di Verardi