Proprio come un’Araba Fenice, la Sacra Corona Unita è sempre riuscita ad alzarsi dalle ceneri per riorganizzarsi per periodi più o meno lunghi. Proprio come in occasione della nascita del sodalizio capeggiato da Massimo Verardi, il 34enne di Lizzanello, che con la sua collaborazione iniziata alcuni mesi fa
ha aperto importanti scenari sulla nuova geografia criminale della Scu salentina. E con i tanti arresti eccellenti, la fondazione non poteva che avvenire in carcere, così come riferisce Verardi nel corso dei suoi interrogatori, sette davanti al pubblico ministero Antonio De Donno. E precisamente nel Carcere di Taranto, Verardi ha ricevuto la benedizione da parte di un boss storico, Totò Rizzo, a ricreare un sodalizio che rispettava riti e affiliazioni tramandante nei decenni precedenti. E lo stesso Verardi sarebbe stato iniziato all’organizzazione: “Effettivamente faccio parte dell’associazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita, sin dall’età di 15 anni”.
“Io presi ad occuparmi, dal 1994, dello spaccio di sostanza stupefacente” e continua nelle sue dichiarazioni il collaboratore, “nel settembre del 2011 decidemmo di affiliare i ragazzi che operavano per nostro conto e che non lo erano ancora, e di innalzare di grado coloro che, essendo già affiliati, lo meritavano per aver posto in essere azioni meritevoli”.
“I riti furono celebrati in più circostanze a cui parteciparono più sodali per volta. Fu seguito il rituale classico delle affiliazioni, alla presenza sempre mia e di Andrea Leo che avevamo il grado più elevato”. Verardi, nelle oltre 200 pagine finite nelle mani degli inquirenti, ricostruisce anche la propria decisione di diventare uccel di bosco: “Informai Andrea Leo delle novità e dei problemi che il gruppo stava incontrando all’esterno e concordammo a questo punto sul fatto che era necessario che uno di noi iniziasse quanto prima ad operare sul territorio rendendosi latitante per imporre la volontà del gruppo”.
“La scelta alla fine cadde su di me…e concordammo pertanto gli obiettivi da realizzare: ridimensionamento del gruppo capeggiato da Mirko De Matteis che aveva esteso notevolmente la sua sfera d’azione nel campo del traffico di sostanze stupefacenti e imporsi sul mercato della droga e procedere ad ulteriori estorsioni ai danni dei titolari dei lidi balneari durante il periodo estivo e porre in essere ogni attività criminosa possibile”. Poi, però, sono arrivate le manette, la freddezza dei propri sodali e la decisione di collaborare.