“Se non mi hai mai conosciuto nell’88 che cosa ti dovevo dimostrare se io ero il capo, cosa potevi saperne tu di me”.
A parlare nell’aula bunker è stato Gianni De Tommasi, il boss della Scu leccese, arrivato di persona per confutare il suo grande accusatore, nonché ex braccio destro: Dario Toma. Al centro di tutto c’è la questione legata all’omicidio di Italo Pinto avvenuto a Lecce il 12 febbraio del 1987per il quale oltre a De Tommasi sono stati rinviati a giudizio anche Massimo Mello, Fabrizio Bernardini e Mario Tornese. Con un memoriale depositato nei mesi scorsi, De Tommasi, difeso dall’avvocato Paolo Spalluto, aveva chiesto ed ottenuto di poter parlare e lo ha fatto questa mattina ribaltando tutte le accuse che Toma gli rivolgeva.