LECCE – Una consulenza pagata con tanto di assegno nonostante l’assistenza risulti gratuita. C’è un’inchiesta su una presunta parcella intascata da un commercialista convenzionato con l’associazione “Antiracket Salento” di Lecce. Ingranaggi ben oliati grazie alla complicità di un avvocato. Il fascicolo è sulla scrivania del procuratore capo Cataldo Motta che ha avocato a sé l’indagine ormai da tempo. Nel registro degli indagati compaiono i nomi dei due professionisti. Le accuse sono quelle di tentata e consumata estorsione in concorso. E il sospetto è che l’inchiesta potrebbe allargarsi a macchia d’olio. Con altri casi finiti sotto la lente d’ingrandimento.
L’input investigativo è scattato sulla scorta di una querela di un imprenditore della provincia di Lecce assistito dall’avvocato Riccardo Rodelli. Alla fine di aprile dello scorso anno il professionista decide di rivolgersi all’Associazione per accertare se sui suoi conti correnti fossero stati applicati tassi usurari imposti dai centri di credito bancario. Si rivolge quindi al centro anche perché aveva saputo che l’assistenza sarebbe stata gratuita. O meglio solo condizionata al pagamento di una tessera annuale associativa dal costo di 50 euro. La realtà dei fatti, secondo quanto denunciato, sarebbe stata ben diversa.
Dopo aver sottoscritto il tesseramento ed aver corrisposto la somma pattuita, l’imprenditore viene indirizzato presso un commercialista convenzionato con la struttura. Al primo incontro il querelante produce l’intera documentazione necessaria per l’analisi tecnica della propria posizione bancaria. In quella circostanza, il commercialista informa l’imprenditore che c’erano diversi episodi di usura e viene invitato ad interrompere i pagamenti delle rate dei mutui sui conti. Inoltre chiede 900 euro in contanti quale compenso professionale. Il commercialista insiste nella richiesta. Concede solo uno sconto al querelante pretendendo comunque 600 euro in contanti.
A quel punto l’imprenditore, convintosi che comunque quei soldi richiesti in qualche modo avrebbe potuti riprenderli anche attraverso un’azione contro le banche, accetta di pagare. Sprovvisto di soldi contanti, il commercialista chiede la consegna di un assegno a garanzia del futuro pagamento. Come effettivamente avviene. Dopo qualche tempo l’imprenditore ritorna nel centro Antiracket per consegnare i soldi in contanti senza però ricevere indietro l’assegno dato in garanzia. Da quel momento l’imprenditore non saprà più nulla della sua pratica.
Alla fine di ottobre viene contattato telefonicamente dall’Associazione e informato che l’assegno è stato ritrovato. Non solo. Viene anche informato che il commercialista non presta più servizio per conto del centro Antiracket e che la sua documentazione non si trovava più presso lo sportello. A dicembre scorso, così, l’imprenditore inoltra una raccomandata con cui richiede la consegna di tutta la documentazione bancaria e i 600 euro. Senza, però, riavere indietro i soldi.
Sulla vicenda interviene lo Sportello Antiracket ed Usura di Lecce con una nota a firma della Presidente Maria Antonietta Gualtieri: “Presso lo Sportello Antiracket ed Usura collaboravano, tra gli altri, due professionisti: un commercialista ed un avvocato. Gli stessi erano stati selezionati sulla base di ottime referenze professionali, in primis l’appartenenza ad un prestigioso studio legale specializzato nella tutela dei consumatori.
La Presidente dell’Associazione Antiracket ed Usura ha sempre svolto una periodica e costante attività di audit interno, provvedendo a monitorare le varie attività dello Sportello. Nel corso di codesta attività la Presidente riscontrava la produzione di un eccessivo numero di perizie da parte del commercialista, a fronte delle quali non seguiva alcuna azione civile o penale da parte del soggetto richiedente. La circostanza insospettì la Presidente che avvio una ancora più serrata attività di controllo sull’attività del commercialista e dell’avvocato, nonché una compiuta attività istruttoria sulle pratiche pendenti.
All’esito di tale attività, e dopo aver consultato gli associati gestiti dai suddetti individui, la Presidente con sgomento si rese conto che il commercialista e l’avvocato avevano richiesto agli stessi somme di denaro per le prestazioni professionali loro fornite. Ciò in spregio totale a quanto previsto dal disciplinare di incarico, che vieta ai collaboratori dello Sportello di percepire qualsivoglia somma di denaro, per qualsiasi ragione. Appreso tanto, senza indugio alcuno, la Presidente pretendeva ed otteneva le dimissioni dei due professionisti.
Subito dopo lo Sportello Antiracket, per il tramite della Presidente provvedeva a contattare tutti gli utenti trattati dai due ex collaboratori dai quali otteneva dichiarazioni olografe su quanto accaduto. In particolare gli stessi utenti hanno voluto precisare che avevano versato somme di denaro durante incontri privati tenuti con i due professionisti, anche fuori sede, in assenza della Presidente. Sin da subito tutti gli utenti manifestano la volontà di continuare ad essere assistiti dallo Sportello Antiusura e Antiracket.
Lo Sportello, a tutela dei propri utenti, faceva seguire presentazione di esposti ai competenti Ordini Professionali, nonché denunzie penali tutt’ora al vaglio della Procura della Repubblica di Lecce.
Si evidenzia inoltre che, in ossequio alla diligenza e trasparenza che ha sempre contraddistinto l’operato dello Sportello Antiracket ed Usura, quanto testé esposto è stato formalmente comunicato al Ministero degli Interni.
Evidenziamo che il Ministero degli Interni ha lodato l’operato della presidente dello Sportello giudicandolo immediato, tempestivo ed efficace. Ad oggi gli utenti, vittime dei due collaboratori infedeli, hanno manifestato la ferma volontà di continuare ad essere assistiti dallo Sportello Antiracket in ragione delle elevate competenze professionali e della serietà loro offerte.
Francesco Oliva