Da una breve ed illuminata novella scritta dal premio nobel Luigi Pirandello, prende corpo una importante unione linguistica e professionale con Edoardo De Filippo, (tremante e sognante dinanzi all’idea di lavorare con il Maestro, instancabile e ligio all’avverarsi della collaborazione) divenuta così concitata e fitta, da generare in breve, una commedia complessa e senza tempo titolata: L’abito Nuovo, andata in scena per la prima ed unica volta, nel ’37 a Milano, smuovendo i tratti dell’allora sopita, commedia dell’arte.
Ed ecco che, a distanza di 79 anni, un nuovo e cruciale incontro tra il regista visionario Michelangelo Campanale e l’attore drammaturgo Marco Manchisi, ha dato vita ad una eccellente interpretazione registica e attoriale de L’abito Nuovo, coronata dalla goliardica compagnia La luna nel letto, e andata in scena (per tre sere di fila, col tutto esaurito) al Teatro Kismet di Bari, nell’ambito della Stagione teatrale organizzata dal Teatro Pubblico Pugliese, ancora in circuito per queste prossime date: il 14 gennaio al Teatro Garibaldi di Bisceglie (ore 21.00), il 22 e 23 gennaio alle 21.00 e il 24 alle 18.30 al Teatro Curci Barletta, il 5 febbraio in replica al Teatro So.cra.te di Castellana Grotte.
Con L’abito Nuovo siamo a Napoli, il modesto impiegato Michele Crispucci vive con la figlia Assuntina e l’anziana madre. All’improvviso e in pompa magna arriva in città l’ex moglie di Michele, annunciata dal suo circo delle vanità. Il giovane Concettino, fidanzato di Assuntina, combattuto dal giudizio e dalla morale, medita, e confida ad un amico di voler rinunciare al matrimonio con la figlia di Crispucci, poiché generata da una affabulatrice di uomini dalla dubbia condotta sociale. Mentre Concettino e Crispucci discutono il motivo della rinuncia, giunge la notizia della morte della donna, calpestata platealmente dai suoi stessi cavalli. Crispucci decide senza se e senza ma, di rinunciare all’eredità, per preservare il buon nome della figlia. Ma la plasticità degli amici e colleghi, lo renderà agli occhi di molti un folle. Dopo 18 giorni i bauli con i vestiti e i gioielli, verranno traslocati in casa di Crispucci, in sua assenza, con l’intento di velocizzare il matrimonio con l’ormai abbiente Assuntina. Michele torna, ubriaco e dondolante dal suo viaggio, con indosso un abito nuovo, che denuncia il compromesso ormai accettato; ma quando vede la figlia adornata con i gioielli della madre, e pronta a scappare con il fidanzato, rivede in lei la moglie, e, stroncato dal dolore, muore.
Il trailer:
Ogni risvolto della storia, nella sua intrisa funzione, mostra nella regia cromatica e sperimentale di Campanale un senso preciso del testo e della sua ambizione, esteticamente riuscito per la sapiente sincronia dei costumi di Maria Pascale, per la scelta eloquente e magnifica delle musiche di Verdi (con la Traviata), e per la chirurgia interpretativa degli attori esperti della Luna nel letto, i quali ognuno nella sua mansione umana, hanno restituito alle scene il vezzo e la compostezza del teatro di Edoardo. Marco Manchisi in Michele Crispucci, Nunzia Antonino nella domatrice di uomini, Salvatore Marci, Vittorio Continelli, Adriana Gallo in Assuntina, Paolo Gubello esilarante e amabile come sempre, Dante Manchisi perfettamente tagliato nel ruolo del sarto Don Ferdinando, Olga Mascolo, Tea Primiterra, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente, tutti eminentemente opportuni e sensazionali.
Un sipario rosso carico, aggettante verso lo spettatore, dischiude l’Abito Nuovo come un lavoro elegante e ricercato che è bene evitare di perdere nei suoi prossimi calendari.
Maria Angela Nestola