GALLIPOLI (Lecce) – Una probabile colluttazione prima di soccombere al suo assassino. E’ quanto emerge dall’autopsia eseguita nelle scorse dal meico legale Roberto Vaglio sul cadavere dell’uomo ritrovato il 29 gennaio alla periferia di Gallipoli. La vittima (probabilmente identificata nell’ambulante marocchino Khalid Lagraidi scomparso il 23 giugno scorso) sarebbe morta per le fratture riscontrate sul capo probabilmente provocate da un oggetto contundente: un bastone o un’asta di ferro. Senza escludere l’utilizzo di pietre da parte dell’assassino. Colpi assestati ripetutamente e con brutale ferocia.
Il medico legale ha rilevato lesioni su tutto il corpo che risulterebbero compatibili con l’azione corrosiva di un acido. Stando agli esiti dell’autopsia, l’assassino avrebbe cercato di eliminare ogni traccia della vittima gettandola in un bidone nel tentativo (maldestro) di occultarne il corpo. Non sono emersi segni di un eventuale strangolamento perché il corpo è ormai putrefatto. Sull’identità i residui dubbi verranno sciolti nei prossimi giorni. Si attende l’arrivo in Italia dei genitori dell’ambulante marocchino (previsto per gli inizi di marzo) per poter eseguire l’esame del Dna.
Un accertamento delicato che prevede il recupero del corredo genetico della vittima per poi incrociarlo con il materiale di un familiare. Gli esami di laboratorio verranno depositati entro 20 giorni. All’esame autoptico non erano presenti consulenti dei due indagati: Marco Barba e la figlia Rosalba. Il primo risponde di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e occultamento di cadavere reato contestato (quest’ultimo) anche alla più giovane dei Barba.
L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli. La scoperta del cadavere risale a lunedì scorso. La figlia di Barba si è presentata presso la caserma dei carabinieri di Gallipoli. Si è liberata di un peso confessando di aver occultato il cadavere insieme al padre. Un racconto preciso e dettagliato che ha consentito di ritrovare il corpo dell’uomo in una campagna di Gallipoli. La giovane ha accusato il padre di aver compiuto l’omicidio e di essere stata costretta ad occultarne il cadavere. Una versione che Barba padre respinge con forza.
Lo ha fatto sabato nel carcere di Taranto nel corso di un colloquio informale con il suo avvocato Speranza Faenza. E ha riferito di essere disponibile a sottoporsi ad un confronto con la figlia davanti agli investigatori.
F.Oli.