TREPUZZI (Lecce) – Un suicidio dopo una convivenza sofferta e tribolata. La morte di Giovanna Trofino, 39 anni di Trepuzzi, rischia di finire in un’aula di Tribunale davanti ai giudici della Corte d’assise di Lecce. E’ stata fissata per il 28 settembre davanti al gup D’Ambrosio l’udienza preliminare a carico di Angelo Quarta, 41enne di Trepuzzi, accusato di maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte. L’indagine era stata inizialmente archiviata. Nei mesi scorsi, però, il gip Carlo Cazzella aveva infatti accolto la seconda opposizione alla richiesta di archiviazione discussa nei mesi scorsi dagli avvocati Giovanni Carmine Miglietta e Pierpaolo Schiattone disponendo l’imputazione coatta per Angelo Quarta, 41 anni di Trepuzzi.
L’indagine è stata riaperta dopo un’articolata e documentata attività difensiva. I legali hanno ricostruito gli anni della convivenza in cui la casalinga sarebbe rimasta vittima di ripetuti episodi di maltrattamenti compiuti dal compagno che avrebbero minato lo stato psicofisico della Trofino. Esasperata da un clima di intimidazioni, la donna decise di compiere il gesto estremo. La tragedia si consumò la sera del 3 giugno dopo le 22,30 in via Marconi. La donna si lanciò nel vuoto dal balcone da un’altezza di nove metri. Morì sul colpo nonostante lo stesso compagno allertò immediatamente i soccorsi. I sanitari del 118 non poterono far altro che constatare il decesso. E dire che già nelle ore precedenti la Trofino aveva anticipato i propri propositi inviando messaggi poco rassicuranti ad alcuni suoi familiari. Verrebbe da dire una tragedia quasi annunciata.
La donna, già in passato, aveva tentato di togliersi la vita e quella sera mise in atto il proprio piano. Quella sera, forse al culmine dell’ennesimo litigio, dopo aver rovesciato alcune sedie, suppellettili e un computer poggiato sul tavolo della cucina, la donna raggiunse il balcone che si affaccia sul cortile interno lanciandosi nel vuoto. L’ipotesi di continue tensioni tra le pareti domestiche viene avvalorata dal gip Cazzella che, nella sua ordinanza, rimarcava la gelosia ossessiva del compagno, un costante atteggiamento prevaricatore dell’uomo con imposizioni nel modo di vestire, limitazione delle spese e un’insofferenza alle relazioni con altre persone. Nel contempo, il gip precisava come tale impostazione accusatoria meritasse il vaglio di un giudice in cui Quarta potrà difendersi.
L’imputato è assistito dall’avvocato Marco Pezzuto. Nel corso di un un lungo interrogatorio ha sostenuto che la sua ex compagna abusasse di alcol per altri motivi in particolare per paura che il figlio avuto in una precedente relazione potesse andare a vivere dal padre. Il suicidio sarebbe stata, seguendo questa ricostruzione, una libera scelta della donna. Se ne riparlerà davanti un giudice terzo a fine settembre. Gli avvocati della famiglia della donna morte hanno già annunciato di volersi costituire parte civile.