Questa volta, al posto del caffè ai tavolini di un bar, è un tè freddo ad accompagnare la mia chiacchierata con Salvatore Luperto, lì, da lui, a Magliano. Presentatomi da Maurizio Mazzotta, Salvatore ha una personalità dotata di grande energia e, al tempo stesso, molto modulata, composta. E’ tra gli apprezzati critici d’arte che attualmente esprime la nostra provincia, non solo per la sua specifica formazione accademica, ma anche per la sua attività, che ha attraversato buona parte della storia dell’arte del Secondo Novecento salentino. Peraltro, è direttore artistico del MACMa (Museo di Arte Contemporanea di Matino), istituito nel 2011; uno dei tre musei pugliesi segnalati dal Ministero dei Beni e le attività Culturali, nella sua pubblicazione “I luoghi del contemporaneo 2012”.
E, con Salvatore, mi sono intrattenuto sul fenomeno della poesia visiva, perché lui è uno dei nostri critici più esperti, avendo dedicato, negli ultimi dieci anni, gran parte dei suoi lavori letterari, al fine di scandagliare e portare alla luce i personaggi e le espressioni, che hanno caratterizzato il nostro territorio sin dalle prime manifestazioni di questa forma espressiva. Ai più sconosciuta, la poesia visiva ha una portata artistico-culturale di grande rilevanza. A ciò basti pensare che gran parte della pubblicità tout court, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, si è avvalsa delle sue tecniche espressive e della sua grammatica compositiva. Ma che cosa è la poesia visiva? Salvatore, con grande capacità di sintesi, sottolinea come questa sia l’accostamento di un’immagine ad un segno, e nello specifico, alla parola, in una prospettiva di interdipendenza. Nel senso che, l’immagine spiega la parola e la parola spiega l’immagine, dove i due addendi espressivi danno un unico comunicato, un unico significato.
La poesia visiva può essere associata alla musica, perché sintesi e si capisce in maniera immediata e poco mediata, al contrario della poesia tradizionale, che implica un ampio intervento emotivo-intellettivo. In sostanza, la poesia tradizionale è “lenta” e impegnativa, quella visiva, invece, è di istantanea comprensione. E questa sorge, in forma sperimentale, con la modernità, di cui caratteristiche sono la rapidità, la velocità, l’immediatezza: tutto si svolge in tempi ristretti e all’uomo d’oggi poco tempo è dato per soffermarsi sull’elaborazione del significato di un messaggio.
Sorta negli anni Cinquanta del Novecento in Brasile -dalle prime sperimentazioni di Poesia Concreta, con i fratelli De Campos- la poesia visiva si diffonde in tutto il mondo in pochissimi anni e approda in Italia tra la fine degli anni Cinquanta. Qui, si affermano diverse tendenze, che possono essere racchiuse nel fenomeno, tra cui la Poesia Concreta, la Poesia Visiva, la Nuova Scrittura, Fluxus, la Poesia Sonora ad opera di autori stimolati dalle poetiche dei movimenti della neoavanguardia e in particolare dal Futurismo. E nel 1963 nasce il “Gruppo 70” a Firenze -capeggiato da Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, con la partecipazione di Lucia Marcucci, Roberto Malquori, Michele Perfetti, Mirella Bentivoglio- che coagula l’esperienza. In provincia di Lecce, poi, vi giunge sul finire degli anni Sessanta ad opera e su sollecitazione di Michele Perfetti con le mostre che organizzò nell’Italsider di Taranto. Ed ecco qui che, nel 1970, nasce nel capoluogo salentino, il primo gruppo di poeti visivi, che danno vita alla rivista “GRAMMA” sull’esempio della rivista fiorentina Thècne. Ne fanno parte Bruno Leo, Salvatore Fanciano, Giovanni Corallo, ai quali poi si associano Beppe Piano Vittorio Balsebre, Francesco Pasca, Vittorio Dimastrogiovanni. Nel 1976 segue l’esperienza di “GHEN”, una seconda rivista di poesia visiva, ad opera di Saverio Dodaro, con la collaborazione di Franco Gelli, Carlo Alberto Augeri, Ilderosa Laudisa, Enzo Miglietta, Toti Carpentieri, Antonio Massari, Vittorio Balsebre.
Un fenomeno, quello della poesia visiva, che vede coinvolti diversi intellettuali, scrittori e artisti salentini i cui fermenti tuttavia non vanno oltre gli anni ’80. Non evolve, a parere di Salvatore Luperto, talché oggi, sebbene sopravviva, è marginale nei contesti funzionali con la nostra società. Nel territorio salentino tutta la produzione poetica e letteraria non segue le dinamiche del sistema sociale per cui è pressoché ferma alla poesia tradizionale, molto esistenziale, che si rifà a Montale, agli ermetici, e, in definitiva, ai poeti del primo Novecento, anche se in alcuni autori tuttavia si ravvisano personali poetiche che seguono l’insegnamento di Carmelo Bene.
Sotto il profilo sperimentale, dunque, Lecce pare che non esprima momenti e respiri nuovi, nella prospettiva tracciata, anche se nel complesso il fenomeno culturale, inteso nel senso stretto, pare viva una stagione di ampliamento degli orizzonti comunicativi, caratterizzato da un export che diventa sempre più significativo.
di Mauro Ragosta