LECCE – “Non si parte da zero, partiamo dal voto dei leccesi delle elezioni comunali del 2017 quando una chiara maggioranza degli elettori, precisamente il 55%, ha eletto Carlo Salvemini sindaco di Lecce sulla base di un programma di cambiamento in netta discontinuità con il passato”. La linea dei dem è chiara e lo ricorda Antonio Rotundo, l’ex capogruppo del Comune di Lecce. È un messaggio diretto ai centristi, che provavano a sparigliare le carte, ma anche ad Andare Oltre, che vuole un altro candidato sindaco. I centristi e Fragola non hanno promosso a pieni voti la gestione Salvemini, come hanno fatto gli altri: loro ora sono fortemente critici.
Ma il Pd non ci pensa proprio a un altro nome: “In 18 mesi di governo, seppur priva di una maggioranza in consiglio comunale, la giunta Salvemini ha affrontato questioni decisive in particolare la crisi della Lupiae salvandola dal fallimento ed il risanamento della pesante situazione debitoria del Comune evitando il dissesto.
Ma quando è apparso chiaro che non si poteva realizzare il programma scelto dagli elettori e governare nell’interesse della città non siamo rimasti un giorno in più a palazzo Carafa a vivacchiare, il Sindaco si è subito dimesso per andare a nuove elezioni, rifiutando da un lato compromessi al ribasso e dall’altro di essere ostaggio del consigliere di turno.
Per queste ragioni ho sempre sostenuto come naturale la candidatura di Salvemini a Sindaco in ticket con Delli Noci in continuità con il processo aperto dal voto del ballottaggio delle ultime amministrative e l’esperienza di governo dell’ultimo anno e mezzo.
Ora dunque la città si trova davanti ad un bivio, spetterà agli elettori decidere se tornare indietro o andare avanti sulla strada del cambiamento, dando a Salvemini il consenso necessario per poter realizzare pienamente la svolta appena iniziata”.