LECCE – Spesso accade, camminando per i vicoli leccesi, di essere fermati da turisti che chiedono indicazioni per il “Fulgenzio”, da alcuni noto anche come ‘a chiesa o a casa ti monaci’. Difatti questo nome è da molti associato alla Parrocchia “S. Antonio di Padova a Fulgenzio”, definita da alcuni visitatori “una vera oasi nel pieno centro di Lecce, maestosa nella sua arte e dalla grande vitalità spirituale”, amorevolmente custodita dai Frati Minori della Provincia di Lecce, Il Fulgenzio è questo! Ma non solo. È molto di più.
Un viaggio a puntate, avvincente e affascinate, ci riporta indietro nel passato, nell’ormai lontano XVI secolo, precisamente quando Fulgenzio della Monica, sindaco di Lecce negli anni 1567-1568, acquistò una vastissima zona di terreno extra moenia alla città, facendo edificare al centro un palazzo rinascimentale, circondato da un giardino ricco di piante ornamentali con l’attigua Cappella dedicata ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo.
La prima trattazione su questa villa è stata documentata da Jacopo Antonio Ferrari in “Apologia Paradossica sulla città di Lecce”, del 1576-1586 circa, rimasta manoscritta sino al 1707.
Giulio Cesare Infantino ci propone una prima descrizione dettagliata della villa di Fulgenzio nella sua opera “Lecce Sacra” del 1634: «è si magnifico il detto Palaggio, che senza dubbio vi potrebbe commodamente stantiare qualsivoglia gran Principe».
Segue un periodo di assoluto silenzio finché nel 1831 la villa, divenuta proprietà di Vincenzo Balsamo e sottoposta ad una serie di significativi interventi strutturali, fu venduta nel 1909 dalla figlia Letizia ai frati minori francescani, per divenire nel tempo una dimora conventuale.
Della Villa del Fulgenzio hanno trattato diversi autori: da un articolo esclusivo di Amilcare Foscarini “Il Palazzo di Fulgenzio della Monica” pubblicato sul giornale leccese “Corriere Meridionale” il 15 settembre del 1904 a Pietro Palumbo nella sua “Storia di Lecce” edita nel 1910. Inoltre nel 1957 Nicola Vacca con degli articoli pubblicati sul quotidiano la “Gazzetta del Mezzogiorno” suscitò un momentaneo ma forte coinvolgimento popolare tanto da far retrocedere l’Amministrazione Comunale dall’intento di abbattere parzialmente strutture integranti della villa per l’allargamento della via SS. Giacomo e Filippo, come previsto dagli elaborati del PRG di Lecce. Infine De Santis L. e De Meo A., in uno studio pubblicato in “Miscellanea francescana salentina” del 1985, hanno approfondito gli avvenimenti storico-patrimoniali del plesso “attraverso alcuni inediti protocolli notarili e […] le date storico-giuridiche”.
Francesco Delli Noci in “La Villa Rinascimentale di Fulgenzio della Monica” del 2001 sottolinea che gli autori citati hanno descritto le vicende storiche dell’immobile, «ma non hanno esaminato i segni tangibili che l’opera rinascimentale ha lasciato nell’architettura extraurbana salentina: le regole della simmetria, dell’armonia in generale. Infatti la villa prima che abitazione doveva essere un monumento; una regola architettonica che sicuramente può mutare secondo l’evoluzione del gusto del progettista, ma sempre doveva mantenere quella capacità di essere espressa secondo regole matematiche». Probabilmente, conclude l’autore, ciò è accaduto in quanto gli interventi successivi hanno sostituito parti dell’impianto originario rendendo difficoltosa una metodologia di approccio allo studio della progettazione e costruzione del Fulgenzio della Monica.
Questa una sintesi storica offerta dalla fonte: nella seconda metà del Cinquecento Fulgenzio della Monica si fece edificare la villa al di fuori delle mura di Lecce nella zona chiamata “Fundone” (fondo o area agricola, sulla direttrice di Lecce-San Cataldo affidando il mandato, probabilmente, all’architetto Gian Giacomo dell’Acaja. Fulgenzio ha vissuto pochi anni nella villa, che dopo la sua morte, avvenuta nel settembre del 1573, fu ereditata, non avendo figli, dai parenti prossimi, rimanendo nell’asse ereditario sono al 1650, in uno stato di progressivo declino. Successivamente iniziò un periodo di compra-vendita dell’immobile finché nel 1831 Vincenzo Balsamo attuò il primo intervento di consolidamento e conservazione. Il 12 dicembre del 1900, per atto del notaio Francesco Cicala di Monteroni, Letizia Balsamo vendette il podere denominato “Fulgenzio”, villa e giardini, per dodicimila lire ai Frati Minori Francescani, rappresentati per l’atto da Egidio Tarallo, Ferdinando Lacerignola e Rosario Greco, che si stabilirono con tutta la comunità religiosa in questo complesso l’11 gennaio del 1901.
Alla storica costruzione sono stati collegati il convento con la nuova Chiesa di S. Antonio, inaugurati il 10 maggio del 1910, su progetto dell’ingegnere Carmelo Franco.
Un altro volto. Un’altra storia su passi di Francesco d’Assisi, da raccontare.
Manuela Marzo
Fonte e approfondimenti in Fulgenzio, un secolo di presenza francescana. Lecce, Edizioni del Grifo, 2001.