È uscito in Italia mercoledì 22 maggio 2019 Aladdin, diretto da Guy Ritchie, remake live action del capolavoro d’animazione del 1992. Nella pellicola in cui non manca lo spettacolo, la trama non è esattamente la stessa, alcune dinamiche sono diverse, probabilmente perché gli sceneggiatori hanno deciso di modificare la storia nel tentativo di renderla più appassionante ed avvincente dell’originale ma il risultato non è stato esattamente quello sperato.
Questo lungometraggio vive principalmente della memoria del primo, i momenti più belli sono presenti ma solo nelle scene analoghe a quelle della pellicola del ‘92. Aladdin 2019 vive di rendita grazie ai ricordi, alle fasi topiche del suo antenato, la caratterizzazione dei personaggi è parzialmente riuscita, Mena Messoud, interprete di Aladdin, è spensierato, simpatico e naturale ma sembra mancargli la furbizia e la scaltrezza, aspetti dominanti del primo Aladdin, disegnato da Glen Keane.
Iago il simpatico e loquace pappagallo della prima pellicola, in questa è presente più per dovere di immagine ma di fatto è ridotto ad un ruolo assai marginale. Il genio-schiavo è impersonato da Will Smith, ottima scelta e non a caso voluto dal regista, il suo carisma e la sua energia sono irrefrenabili. Non considerando la prestazione di Smith, che resta comunque brillante, le sue metamorfosi in computer grafica e performance capture appaiono decisamente più rigide e innaturali rispetto a quelle di un disegno, lo stesso vale per Abu, poco intrigante ed allettante come scimmietta foto realistica. Il modo in cui Will Smith interpreta il genio è esilarante, Smith è un genio sottomesso, proprio come lo erano gli afroamericani prima di ottenere l’agognata libertà dopo tanta sofferenza e mille battaglie.
Per questa ragione Aladdin pur se lacunoso può essere definito un film politico, talvolta coraggioso e significativo che non rinuncia neppure allo stereotipo che va tanto di moda ovvero concedere “gli attributi” alla principessa Jasmine, interpretata dalla bella e pura Naomi Scott, autentica e credibile nel suo ruolo. La principessa è un personaggio tosto, caparbio, audace, intraprendente, insomma il vero è proprio vessillo del femminismo, pronta a fare la differenza in un mondo in mano agli uomini. Marwan Kenzani è perfetto nei panni del villain Jafar ma non ha fornito gli effetti scenici desiderati perché non è riuscito ad assorbire le movenze, i gesti e il savoir faire del suo famoso personaggio.
Da questo film ci si aspettava di più di un “un copia e incolla”, non è un capolavoro, nemmeno gli si avvicina, di nuovo e di magico non ha molto, i dialoghi hanno dei passaggi in più e alcuni di essi sono contorti rispetto all’opera madre; sostanzialmente con i suoi difetti rimane un buon prodotto, l’energia, i ricordi, gli elementi canonici e le meravigliose musiche del passato lo rendono comunque imperdibile per i bambini e adatto per le famiglie.
Francesco Stomeo