LECCE – Qualcuno insiste a sciorinare numeri per pubblicizzare la mole di ingressi a pagamento nelle chiese leccesi, senza pensare che quel dato potrebbe essere inferiore ai numeri di quando si entrava gratis. Uno sguardo critico sulla realtà raccontata dall’establishment sarebbe opportuno per chi vuol fare giornalismo. Con quale dato confrontiamo i numeri di quest’anno per decretare il successo? Chi certifica i dati diffusi? Lo stesso soggetto che ha interesse a pompare i numeri? I dati includono anche i leccesi che entrano gratis e per farlo devono recarsi al Duomo a ritirare il tagliando gratuito? Poi di quale successo parliamo? Imporre il balzello ai tantissimi turisti (soprattutto baresi, brindisini, pugliesi vari e napoletani) che arrivano in città e che nelle loro città non ci fanno pagare l’ingresso in chiesa è un successo? Calcolando che il Salento accoglie decine di migliaia di turisti ogni anno, è chiaro che una consistente parte di questi decida di mettere mano al portafoglio per vedere le chiese leccesi, ma siamo sicuri che questi siano soldi in più e che non siano sottratti al commercio?
I consumi (anche di un semplice gelato) potrebbero essere ricalibrati su questa nuova spesa. Sono domande senza risposta. Perché la propaganda su alcuni media copre ogni voce di dissenso. Eppure in tante altre mete turistiche (incluse le città d’arte) le chiese restano aperte senza pedaggio fino alle 21. Mentre pago il mio bicchiere d’acqua 70 centesimi in un bar del centro di Otranto, mi chiedo se ci siamo montati un po’ troppo la testa nel Salento. Ma la Cattedrale con i teschi dei Martiri è bellissima e gratuita: la potete ammirare fino alle 20 di sera. Oggi, però, in questo Ferragosto salentino, voglio lasciare la parola a una guida turistica: siamo pluralisti e lasceremo spazio a tutti i comunicati stampa e le repliche che vorranno pervenire dai sostenitori di “LecceEcclesiae”.
”Da giugno le guide leccesi devono fronteggiare la novità dei tickets per la visita delle chiese della città – spiega Gian Piero Personè, guida turistica abilitata, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Puglia e storico dell’arte – Il punto è che il ticket non garantisce nessun tipo di servizio: le chiese sono scarsamente illuminate, non esistono didascalie utili per la fruizione, in pratica il visitatore paga per varcare la soglia delle chiese. Come potrebbe comprendere, ad esempio, chi sia Sant’Oronzo o le peculiarità della pietra leccese senza l’ausilio di una guida (o di una registrazione da ascoltare in cuffia ndr)? Se l’intenzione è di ‘musealizzare’ le chiese, bisogna curare questi aspetti peculiari.
Negli utili giorni ho riscontrato alcune stranezze. Premetto che se i turisti pagano nella biglietteria del Museo Diocesano con una guida abilitata che accompagni hanno diritto a sconti, ad esempio 7 euro anziché 9 per la visita di tutte le chiese o 3,50 anziché 5 per la visita della sola Santa Croce; se ad esempio il turista, sempre accompagnato dalla guida, volesse entrare direttamente in quest’ultima, pagando quindi all’ingresso di Santa Croce, non godrebbe più di tale sconto, quindi pagherebbe 5 euro, ponendo la guida in una difficoltà rispetto al visitatore.
L’altra stranezza, che la scorsa domenica ha causato anche un acceso confronto con il personale preposto al controllo dei ticket, è relativa agli orari in generale: arrivati alla biglietteria del Museo Diocesano vengo informato assieme ai visitatori che l’accesso alla Basilica di Santa Croce sarebbe stato consentito entro le 20 perché poi ci sarebbe stata la messa; giungiamo al sagrato della chiesa alle 19:35 e veniamo informati dal personale che per dare spazio alla recita del Rosario il sacerdote aveva imposto la chiusura delle visite proprio in quel momento. Tutto ciò ha creato sgomento e incredulità nei visitatori e mi ha fortemente mortificato.
Possibile che non si possa pensare a creare in primis un’organizzazione impeccabile per poi proporsi ai visitatori? Possibile che noi guide dobbiamo sentirci le lamentele di chi visita delle chiese buie e senza didascalie? Possibile che le biglietterie non concordino ne orari ne prezzi univoci? Alle mie lamentele manifestate al personale ho ricevuto la classica risposta: ‘non ci possiamo fare niente, mica è colpa nostra se il sacerdote ci ha dato tali disposizioni o se nell’altra biglietteria vi hanno comunicato orari inesatti’. ‘Ahimè – ho risposto – in una squadra quando uno viene meno ne risente tutta l’organizzazione’. A pensare che nella Chiesa di Sant’Angelo o di San Giovanni Evangelista, chiese non a pagamento, è possibile leggere le didascalie o avere la cortese spiegazione della chiesa da parte dei sacrestani. Occorrerebbe in generale che si facesse attenzione e che si limassero le inammissibili mancanze”.
Garcin