LECCE/TREPUZZI/SURBO/BRINDISI7GALATINA – Quarantacinque episodi di spaccio; due rapine e un furto. Racconta tutto questo (e non solo) l’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce su un giro di spaccio nel Nord Salento smantellato dai carabinieri. Ventisette, complessivamente, gli indagati. Antonio Caramuscio, 46 anni, di Surbo, risulta destinatario insieme ad altri 26 soggetti di un avviso di chiusa inchiesta a firma del pubblico ministero della Dda Carmen Ruggiero. Gli altri nomi, notizia riportata in esclusiva e ripresa da altre testate on line e cartacee, sono quelli di Azeddine Abida, 52 anni, di Lecce; Denis Ahmetovic, 64, di Lecce; Senad Ahmetovic, 26, di Lecce; Charly Osvaldo Arturi, 37, di Bentivoglio (comune in provincia di Bologna); Oliviero Bruno, detto “Alfredo”, 63 anni, Surbo; Igor Capone, 53, di Cavallino; Pantaleo Carratta, 31, di Lecce; Gianluca Colucci, 43, di Brindisi; Riccardo Cozzella, 32, di Trepuzzi; Vincenzo Cozzella, di 36, di Trepuzzi, di recente coinvolto in un’indagine per due rapine; Fabio De Luca, 36, di Brindisi; Francesca De Dominics, 50, di Lizzanello, il cui nome compare nell’operazione “Federico II”; Alessandro De Giorgi, 28, di Brindisi; Giovanni De Mitri, 69, di Lecce.
Poi ancora: Ferdinando Donadeo, 57, di Lecce; Massimiliano Errico, 37, Brindisi; Abbes Larroubi, 39, di Galatina; Cosimo Lavino, 64, di Brindisi; Saverio Levanto, 42, di Galatina; Luigi Mangia, 56, di Galatina; Giovanni Manzari, 58, di Lecce; Luciano Pagano, 45, di Brindisi; Francesco Palmieri, 50 anni, di Casamassima (comune in provincia di Bari); Giancarlo Sileno, inteso Carid, 61 anni, di Merine (frazione di Lizzanello), già coinvolto in una vecchia operazione denominata “valle Della Cupa) da cui è uscito assolto; Mario Timpano, 61, residente in Belgio e Antonio Villirillo, 51, residente a Portogruaro (in provincia di Venezia).
I carabinieri hanno accertato ben 45 episodi di spaccio nel solo 2015. Cocaina, hashish e marijuana. In un caso la polvere bianca sarebbbe stata nascosta per strda così come contestato ad Antonio Caramuscio. Manzari, Oliviero e Palmieri rispondono di ricettazione per aver ricevuto un trattore, nell’ottobre di quattro anni fa, rubato due mesi prima a Conversano. Il solo Larroubi è accusato di furto aggravato di un autocarro Iveco rubato in un parcheggio a Melpignano nel settembre sempre del 2015.
Pagano, invece, è ritenuto l’autore di due rapine. La prima risale al 30 giugno del 2012 quando il 45enne brindisino, con un complice non identificato, fece irruzione all’interno della gioielleria “Mauro’s” di Castrì. Armato di pistola legò una persona presente con delle fascette per poi colpirlo con un pugno in pieno volto e fuggire con monili in oro e pietre preziose. Il secondo assalto è ancora più datato. Il 5 novembre del 2011 Pagano, spalleggiato da un complice rimasto sconosciuto, irruppe all’interno della gioielleria “Arta Orafa”. Puntò la pistola al collo della commessa; ingaggiò una colluttazione con il titolare legandogli entrambi i polsi con delle fascette in gomma per poi fuggire con un bottino quantificato in 200mila euro. Francesca De Dominicis e Giancarlo Sileno, infine, devono difendersi dall’accusa di simulazione di reato perché, così come riportato nell’avviso, avrebbero falsamente denunciato ai carabinieri di Lizzanello il furto di una Peugeot.
L’avviso di conclusione non rappresenta un verdetto di colpevolezza anticipato ma un passaggio per gli indagati, assistiti tra gli altri dagli avvocati Antonio Savoia, Salvatore Rollo, Benedetto Scippa e Cosimo Rampino, di produrre memorie difensive o chiedere di essere interrogati tramite i propri avvocati.
Relativamente al contenuto dell’articolo riportiamo una lettera inviata alla nostra redazione da Antonio Caramuscio, uno degli indagati nell’inchiesta. “Ho letto con stupore quanto da voi pubblicato nell’articolo. Tengo anzitutto a precisare che nell’inchiesta dell’Antimafia ad essere indagato per fatti ancora tutti da dimostrare unitamente a soggetti a me completamente sconosciuti con i quali non ho avuto alcun tipo di rapporto sono e solamente io. E non mio fratello Salvatore. Vi invito dall’astenervi dal profanare la mia persona e soprattutto quella di mio fratello Salvatore che purtoppo è deceduto da oltre tre anni e che non dovete più nominare”.