TRICASE (Lecce) – Assolto dall’accusa di stalking ai danni della ex fidanzata dopo una lunga vicenda giudiziaria andata avanti per cinque anni. A fine processo, M.B., cuoco 34enne, di Tricase, ha avuto quello che ha sempre sperato di ottenere: giustizia e verità. A sancire la sua estraneità alle contestazioni che gli venivano mosse è stato il giudice monocratico Stefano Sernia che ha assolto l’imputato con la formula più ampia: perché il fatto non sussiste nonostante una richiesta di condanna a 1 anno di reclusione.
Sullo sfondo della vicenda processuale ci sarebbero attriti e vendette dopo la fine della relazione. Le tensioni iniziano a novembre del 2014 quando la coppia si lascia e G.C. decide di allacciare una relazione con un altro ragazzo. Nel frattempo, però, i contatti della giovane con il cuoco sarebbero proseguiti comunque. Tanto da visitare insieme Roma. Al rientro, però, succede quello che nessuno si sarebbe atteso. G.C. decide di querelare il suo ex fidanzato per stalking rivolgendosi persino ad un centro antiviolenza della zona per essewre seguita nel corso delle indagini. Le accuse sono pesanti. Il ragazzo avrebbe offeso la ex con epiteti offensivi, inviandole numerosissimi messaggi sulla piattaforma di Facebook (utilizzando un differente nick name o come una persona sconosciuta interessata a conoscerla). E poi pedinamenti e appostamenti anche per diverse ore davanti casa del nuovo compagno della ex. Insomma il classico copione che l’uomo abanndonato mette in atto quando non alza bandiera bianca.
Di messaggi e offese, però, non ci sarebbe stata alcuna traccia nei telefonini. Questo perché la ragazza avrebbe riferito di averlo perso mentre il cuoco, seppur conservandolo, lo aveva in disuso. Così solo con una consulenza affidata all’ingenere informatico Luigina Quarta sono emersi i dettagli che hanno pesato sul verdetto emesso dal giudice. I messaggi estrapolati dal consulente ricalcano fedelmente quelli prodotti dalla difesa (avvocato Carlo Chiuri). Di fatto sarebbero stati accertati i continui contatti tra i due ragazzi e l’impianto accusatorio si è sfaldato dalle fondamenta. Ai riscontri informatici si sono affiancate le dichiarazioni di alcuni testi in aula e il verdetto assolutorio, nonostante una richiesta di condanna a 1 anno, è diventato il finale più logico di una storia di presunte molestie. La ragazza si era costituita parte civile con l’avvocato Francesco Nutricati.