Gabriel 6: para quel che può parare. Forse sul quarto gol avrebbe potuto fare qualcosa in più, ma nell’economia del match la sua prestazione è stato comunque positiva. Il tabellino è figlio di altri padri.
Donati 6,5: con undici Giulio Donati il Lecce sarebbe già salvo.
Paz 6: stavolta il rigore non era dubbio. La stessa Carolina Marconi in telecronaca sottolineava quanto non fosse fallo da rigore e si sorprendeva del mancato intervento del Var. Non sa che è tutto normale da queste parti.
Lucioni 6,5: pronti via dorme come in occasione del rosso all’Allianz Stadium e lascia andare in porta Caputo. Poi si riscatta alla grande prima realizzando la rete del momentaneo 1-1 e poi fornendo una prestazione gladiatoria.
Calderoni 5: non è lui.
Petriccione 5,5: anche lui sembra un parente del bel giocatore ammirato nella prima parte di stagione. Non riesce mai a velocizzare la manovra o a proporsi creando pericolo nella retroguardia avversaria. Si limita a fare il compitino senza prendersi responsabilità.
Mancosu 7: quando capita un calcio di rigore lo devi mettere dentro per poter gridare “gol”. Non bastasse questo, lui lo fa entrando in quel momento dalla panchina. Oltre all’ennesima dimostrazione di freddezza glaciale, gioca una partita in netta crescita rispetto alle ultime. Peccato….
Tachtsidis 6,5: non era facile essere in campo dopo la partita contro la Samp, invece lui in campo ci va e col petto in fuori dimostra che quando vuole comanda a centrocampo. Rispetto alla Serie B, però, sembra predicare nel deserto. Lo stesso Liverani lamentava l’immobilismo degli avanti giallorossi, ma in allenamento le cose non le faccio provare di certo io.
Barak 5,5: altro caso da affidare ad un professionista della psiche umana, sportivamente parlando ovviamente. Di gran lunga il calciatore più forte della rosa giallorossa, sembra ormai trascinarsi in campo. Quando poi ha la palla per spaccare la porta tira senza mordente in bocca a Consigli.
Shakov 5,5: utile in fase di non possesso per essere il primo filtro davanti il centrocampo. In fase offensiva inesistente. Con lui, invece, ci ripetiamo da quando è nel Salento.
Falco 4: Liverani lo manda platealmente “a quel paese” quando per eccesso di egoismo perde palla e fa partire il contropiede del Sassuolo che porta alla rete di Boga. Sorvolando, per adesso, sul comportamento del mister, il suo è da giocatorino che non vuole capire cosa serve per fare quel salto di qualità necessario per non fare dire di lui a fine carriera: “Potenzialmente era davvero forte ma…”-
Farias 6,5: l’unico davanti che ci prova. Si sbatte, a volte con la forza della disperazione, svariando su tutto il fronte offensivo. Nell’attacco del Sassuolo sarebbe già in doppia cifra (infortuni permettendo). In quello del Lecce, dove non sa con chi scambiare la palla, non tira nemmeno in porta.
Babacar 5,5: primo tempo nullo. Sale leggermente nel secondo e si conquista il suo secondo rigore in tre partite. Poi sparisce di nuovo. Senza la fame, quella sportiva, non si arriva da nessuna parte. Ecco perché dopo i primi due anni splendidi tra Modena e Fiorentina è andato via via calando, sino ad arrivare al giocatore irritante che è adesso.
Liverani 3: il tempo di scendere in campo che arriva il primo regalo tattico e di concentrazione. Da una parte gli avanti del Sassuolo che duettano e ritrovano soluzioni chiaramente provate in allenamento per arrivare alla conclusione. Dall’altra parte, quella giallorossa, gli attaccanti del Lecce che non scambiano una volta tra di loro e non tirano verso il portiere avversario ormai forse da quattro gare. A infiocchettare tutto, quel “Vaffa” urlato a Falco per il terzo gol scaturito da una palla persa (colpevolmente) dal numero 10 leccese. Più che buttarsi nel fuoco per il proprio allenatore, sembra che la squadra giochi con la paura di essere buttata nel fuoco da mister Liverani.