LECCE/SQUINZANO – Lunedì 3 aprile il centrodestra si ritroverà intorno a un tavolo con le sue civiche: c’è voglia di lasciarsi alle spalle i rancori del passato per non perdere di nuovo. Ma non sarà facile. Le rivalità sono tante. A Squinzano è riemerso l’astio tra leghisti e forzisti, in un braccio di ferro psicologico tra il gruppo Marra-Mazzotta e la squadra Miccoli-Marti. Una sfida che potrebbe continuare sul tavolo leccese, come una commedia teatrale basata su “arsenico e vecchi merletti”, quando poi si dovrà trovare la “quadra” (per utilizzare un’espressione leghista) sul candidato sindaco del capoluogo leccese. Sembra che la ritrovata leadership di Raffaele Fitto, ora ministro, possa ben poco contro i “cani sciolti” del centrodestra. Bisognerà mettere insieme molte teste “poco convergenti”. Squinzano è un caso emblematico: all’inizio sembravano tutti d’amore e d’accordo i due ex sindaci del centrodestra, poi la spaccatura. Gianni Mara, disarcionato dalla prefettura e riabilitato dai giudici, rivuole quello che gli è stato ingiustamente tolto.
Ma la fuga in avanti della Lega con il rientro in gioco del giovane candidato sindaco Pede cambia tutto: sabato è stata presentata la candidatura a trazione leghista a Squinzano. Fratelli d’Italia non ci sta e sta cercando di organizzare una civica. Merchich vuole continuare col suo progetto solitario, ma alcuni dei suoi uomini puntano su Marra. Alle 19 di oggi si tiene un incontro di parlare di questo progetto unico, che metta insieme almeno una parte del centrodestra. Civici e una parte del centrosinistra puntano su Andrea Pulli, uomo vicino all’assessore regionale Alessandro Delli Noci, e possono trarre solo vantaggio dalle spaccature del centrodestra. Questo scenario inquieta anche la coalizione leccese: una guerra interna, infatti, tra il consigliere regionale Paride Mazzotta e il senatore Roberto Marti sarebbe poco proficua per la ricerca di un candidato sindaco unitario per la sfida contro Carlo Salvemini, blindato dal governatore Emiliano e capace, per ora, di tenere sotto scacco i dissidenti interni.