LECCE – In mattina, i problemi del “porto” di Frigole sono approdati in Commissione Urbanistica: all’ordine del giorno la nota di risposta negativa della Regione Puglia (proprietaria) alla cessione al Comune di Lecce di un’area interessata dai progetti Tramareterra e dalla relativa delibera di variante da E7 allevamento ittico a F39 parco costiero, motivando tale decisione sulla volontà di attendere l’esito dei due giudizi pendenti davanti al TAR Lecce proposti dalla Lega Navale Italiana. La contesa sulla particella 10 della marina di Frigole ha innescato un braccio di ferro giudiziario tra il Comune di Lecce e la Lega navale del posto. Si tratta di due ettari. L’assessore Rita Miglietta ha chiarito che c’è un prevalente interesse pubblico in quanto dovranno essere realizzate alcune opere, compreso un importante punto di ormeggio, con un finanziamento che è stato ottenuto dal Comune leccese. Salvemini è deciso ad andare fino in fondo, come dichiara Miglietta: “L’amministrazione, con l’interessamento diretto del sindaco, che sta interloquendo con l’Avvocatura e con la Regione Puglia, non intende rinunciare all’acquisizione a patrimonio pubblico anche facendosi carico del rischio di un eventuale soccombenza”.
L’obiettivo finale, dunque, è quello di edificare delle strutture di servizio rispetto al punto di ormeggio in quella marina (banchine, bagni, punto di ristoro e di rifornimento, parcheggi e altro): l’intervento edilizio interesserà solo una parte della particella e avverrà lontano dalla foce ed al mare. Il Comune di Lecce ha scelto di avvalersi della legge regionale che permette l’acquisizione gratuita al patrimonio pubblico, ma avrebbe potuto anche procedere con un provvedimento di esproprio (che resta il piano B). In quella zona, particolarmente protetta sul piano ambientale, solo il pubblico può realizzare delle opere finalizzate a un interesse collettivo, come può essere un punto di ormeggio e i relativi servizi che ne derivano. “Vogliamo garantire il diritto di ormeggiare ai pescatori e costruendo le strutture a norma“ – spiega l’assessore. La spinta ad andare avanti da parte del Comune è basata su un “prevalente interesse pubblico rispetto a quello del privato”. “Più volte ho avvertito i miei colleghi sul rischio di questa variante: ora la Regione mi dà ragione -spiega Gianpaolo Scorrano, consigliere di minoranza – Anziché attenersi al principio di precauzione, come più volte richiesto dal sottoscritto e, magari, rimodulare i progetti stralciando la zona interessata (peraltro definita un piccolo fazzoletto, quando in realtà si tratta di 1.700 mq), l’assessore al ramo ha preferito tirare dritto, ribadendo la correttezza dei progetti, la bontà della relativa variante e la pubblica utilità dell’opera. Inutili anche i richiami alla prudenza della senatrice Poli Bortone e del collega di maggioranza Citraro che hanno espresso dubbi sull’iter e invitato il governo ad un maggiore ascolto della minoranza e dei consiglieri in generale. L’assessore, per tutta risposta, ha fatto sapere all’Aula che il governo preferisce assumersi il rischio della soccombenza (che ovviamente ricadrà sulla cittadinanza) e, ove sara necessario, attiverà persino la procedura di esproprio (con relativi costi e tempi biblici) ma che non è disponibile ad attendere la giustizia amministrativa né tantomeno a fare alcun dietro front. A questo punto ci sarebbe da chiedersi:
– a cosa servono i Tribunali Amministrativi Regionali?
– perché la Regione Puglia che, è bene ricordare, è dello stesso colore del Comune di Lecce, ha operato una scelta prudenziale e diversa dallo stesso Comune?
– perché l’assessore parla di pubblica utilità solo per il parco costiero e non anche per il porto?
– è possibile redigere un progetto e ottenere persino un finanziamento senza detenere la proprietà del terreno oggetto dell’intervento?
– e, se così non fosse, come in effetti dovrebbe essere, che fine faranno il finanziamento già ottenuto e, dunque, le opere da realizzarsi più volte annunciati a mezzo stampa alla cittadinanza?
– e ancora, cosa accadrà qualora la LNI sezione di Frigole dovesse vincere il ricorso al TAR?
– e chi pagherà le spese di giudizio in caso di condanna?
Ma oltre a tutti questi interrogativi che ci si augura potranno trovare le doverose risposte nel corso della prossima commissione urbanistica, quel che ha destato scalpore oggi è il continuo richiamo da parte dell’assessore al sequestro del porto di Frigole (oggi, dopo oltre cinquanta anni, declassato a FOCE) quando tutti ricorderanno bene le parole del sindaco che, in commissione XI di controllo sulla Darsena di Frigole affermò inequivocabilmente che le due questioni (ricorso e sequestro) nulla avevano a che fare tra loro. Delle due l’una: o il sindaco, all’epoca, non fu del tutto sincero, oppure non lo é oggi l’assessore. Solo una cosa è certa: la città di Lecce, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, è incredibilmente priva di un porto, darsena, approdo o ormeggio che dir si voglia”.
Quello che prima era un porto di fatto oggi è bloccato perché non si è scelta la strada già intrapresa con la delibera parco costiero (che prima della variante era un semplice allevamenti ittico). Secondo Scorrano, per evitare i guai ai pescatori bastava riconoscere l’evidenza: quello che per 60 anni è stato un porto doveva continuare ad esserlo con un provvedimento specifico e immediato del Comune. Chi vive di pesca da quelle parti è in grande difficoltà. Inoltre, dai banchi della minoranza stigmatizzano un progetto che non dà dignità a un porto che potrebbe diventare strategico.