LECCE – Pierpaolo Patti è un giovane avvocato di 40 anni, da sempre appassionato di politica e di sport, oltre che di diritto. La sua esperienza politica parte dalle rappresentanze studentesche e, in particolare, dal biennio di impegno nel Senato Accademico dell’Università del Salento. Oggi il consigliere di Sinistra Italiana, per quasi 5 anni voce critica della maggioranza a Palazzo Carafa, si confronta con il sindaco uscente Carlo Salvemini nelle primarie del centrosinistra a Lecce. La partita non è facile: il primo cittadino può contare sul sostegno di quasi tutti i big regionali e anche sul governatore Michele Emiliano, insieme ad assessori di peso del Pd, come Sergio Signore (che nelle scorse primarie contribuì al trionfo di Loredana Capone su Salvemini) e Paolo Foresio. Con Patti tra i big più importanti ci sono l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola e l’assessore Maraschio.
L’INTERVISTA A PIERPAOLO PATTI
Avvocato e consigliere, Lei sta offrendo davvero una proposta alternativa a quella del sindaco uscente? Visto che è una gara tutta a sinistra (non c’è un candidato del Pd, né uno dei partiti di centro), non c’è il rischio che l’elettorato non afferri la differenza tra le due proposte? Può spiegarci, senza usare il politichese, qual è la differenza?
“Quella delle primarie – che evidentemente devono svolgersi all’interno della stessa coalizione, altrimenti non avrebbero modo di esistere – è un esercizio di democrazia e risponde ad una semplice esigenza: quella di indicare il candidato per Lecce 2024, che meglio possa rappresentare il progetto politico complessivo della coalizione di centro-sinistra, civica, moderata e progressista. Sono uno strumento di partecipazione che permette ai leccesi di prendere parola ed esprimersi, a differenza di quanto avviene altrove. È lo strumento più perfetto? Forse no. Ricordiamo che le primarie sono state chiamate dall’attuale Sindaco; dal canto mio, ho accettato questa sfida perché credo di poter portare una proposta politica competitiva e responsabile- come ho dimostrato nel corso della mia attività in Consiglio Comunale-, dando voce ad una città che si è sentita inascoltata, non coinvolta. Perché in politica è importante non solo che le cose vengano fatte ma anche il metodo con il quale vengono decise e realizzate. E quest’ultimo, ad oggi, rappresenta il nodo cruciale per la nostra città. Trasparenza e democraticità dei processi sono fondamentali perché le decisioni devono essere dei leccesi e per i leccesi. Abbiamo sempre portato avanti questa idea, abbiamo sempre raccolto le istanze dei cittadini: per questo esistono delle differenze di programma, oltre che di metodo. Alcuni esempi? Sul trasporto pubblico locale riteniamo che la ciclabilità sia parte della soluzione e non debba rappresentare un’ossessione, e che debba integrarsi meglio con le altre forme di mobilità, i cui problemi che le caratterizzano non possono essere lasciati ai margini. Un altro esempio è quello di costruire un rapporto collaborativo con le attività commerciali, essenziali nelle politiche cittadine, visto che ogni vetrina accesa deve essere considerata uno spazio sottratto al degrado. E ancora: il tema della sicurezza, che non può essere associato solo alla destra. Vogliamo partire dai soggetti vulnerabili e svantaggiati, visto che sono quelli che più di altri hanno subito il costo del risanamento dei conti di questi anni”.
Secondo Lei da cosa dipende il calo di gradimento del sindaco uscente certificato dal Sole24Ore?
“In parte dal fatto che chi governa difficilmente viene premiato. In parte dal fatto che molte scelte, in assenza di una condivisione, sono apparse slegate dal contesto, calate dall’alto e mal digerite dai cittadini. Parliamo di scelte anche giuste, intendiamoci, ma che senza una preventiva condivisione sono apparse come ingerenze ingiustificabili. Penso alla scarsa capacità di comporre il rapporto tra residenti del centro storico e commercianti, ad esempio, a piste ciclabili posizionate in luoghi incomprensibili. La mancanza di ascolto, di empatia, di coinvolgimento, ha deteriorato il rapporto con la città”.
Le primarie sono state definite “finte” da alcuni membri della maggioranza (Puglia Popolare in primis), che in passato hanno contribuito alla vittoria al primo turno. Come risponde a queste osservazioni?
“In molti- chi più, chi meno- hanno espresso perplessità sull’utilizzo dello strumento delle primarie. Ma, partendo dall’oggettivo riscontro che nessuna figura potesse tenere completamente unita la coalizione, quello delle primarie risulta essere lo strumento più giusto, efficace e democratico per arrivare a convergenza e rendere partecipi i leccesi della vita politica della propria città. Mi chiedo, allora, come possano essere definite una ‘farsa’”.
A tutti le primarie sono sembrate un po’ sottotono, qualcuno ritiene il risultato scontato, visto che Salvemini ha l’appoggio dei più importanti big regionali, cominciando da Michele Emiliano (Delli Noci, Capone, Leo, ecc). Lei è sostenuto dall’assessore Maraschio, certo, ma Salvemini dispone di un vero e proprio esercito, anche nel campo della comunicazione. I maligni dicono che lei si stia solo guadagnando un assessorato. Come replica a queste insinuazioni?
“Da un lato evidentemente si è schierato il potere, sia locale che regionale, ma crediamo che occorra avere fiducia nei cittadini e nelle cittadine. Ogni voto è uguale all’altro: a votare a queste primarie, alla fine dei conti, saranno i leccesi, gente comune, come me e lei, che, in questi anni ha osservato la città. È vero, ci scontriamo col fenomeno più generale dell’astensionismo e non escludo che, ad oggi, molte nostre concittadine e concittadini siano indecise se presentarsi alle urne il 26 novembre. D’altronde, come biasimarle? Ad una più generica disillusione nei confronti della politica e alla perdita di fiducia nei confronti delle classi dirigenti e delle istituzioni, bisogna aggiungere, nel caso specifico, la mancanza di ascolto, condivisione, empatia che ha caratterizzato questa amministrazione. Questa è una precisa responsabilità: la sinistra deve partire dal basso, scendere dai palazzi di potere. Ascoltare ed essere cittadini tra i cittadini. È quello che ho sempre cercato di fare, ho sempre fatto e continuerò a fare, a prescindere da tutto. Stare tra la gente, è l’unico modo che conosco di fare politica. Ed è proprio per questo che insinuazioni o provocazioni d’ogni genere non mi toccano. Faccio politica per passione, per rappresentare le esigenze della nostra città: non ho mai avanzato richieste di questo tipo”.
Il Movimento cinque stelle vi chiede di azzerare tutto per seguire il modello vincente di Foggia. Lei sarebbe disponibile a ritirare la sua candidatura per allargare la coalizione anche ai pentastellati?
“Sono disposto a fare ogni sforzo, pur di continuare il percorso politico che abbiamo intrapreso in questi anni ma non sono disponibile a negoziare le politiche che stiamo mettendo in campo, a fini elettoralistici. Se la coalizione dovrà allargarsi, cosa che auspichiamo e su cui lavoriamo da anni, dovrà farlo su temi e metodi, in cui i secondi sono importanti quanto i primi”.
Parliamo dei parcheggi, da piazza Libertini a Via Lodi: ne sono stati cancellati un po’ troppi…Non crede che sia necessario garantire degli standard urbanistici adeguati a una grande utenza che arriva anche dai paesi per arricchire il capoluogo? Pensate davvero che tutti possano andare in bici, con mezzi pubblici costosi e che viaggiano troppo lentamente? Circolare in bici, soprattutto d’inverno, sembra più un privilegio di chi abita in centro…
“Come detto, questo è un tema che ci differenzia profondamente. La ciclabilità è una parte della soluzione: non riguarda tutte e tutti ma solo i più fortunati. Per cui occorre, da un lato un trasporto pubblico locale efficiente, dall’altro il miglioramento dei servizi connessi alla mobilità automobilistica, nel caso specifico dei parcheggi , a cui non si può rinunciare ma che, in questa città, rappresentano un annoso problema. Se i privati hanno investito in questo settore è segno evidente che si tratta di una grave carenza della città. Tanto grave che nell’atto costituivo di SGM era chiaramente scritto che parte degli utili si sarebbero dovuti investire annualmente in nuovi parcheggi. Dove sono quegli investimenti? Come mai nell’acquisizione privata delle quote della partecipata non se n’è tenuto conto?”.
Il restringimento delle carreggiate (che crea più traffico) è la principale critica di molti residenti, perché non fare le piste ciclabili sui marciapiedi più grandi, come quello della Prefettura? A Stoccolma fanno così.
“Stoccolma è sicuramente un esempio virtuoso, ma forse un po’ lontano dalla nostra realtà. Abbiamo esempi molto più vicini (anche in termini geografici) di come la ciclabilità possa rappresentare una risorsa, ben integrata nel tessuto cittadino e al resto delle forme di mobilità. Dove fare le piste ciclabili è certamente un fatto tecnico, ma l’indirizzo politico in molti casi poteva essere differente. Ad esempio: in via Lodi e via Caduti Di Nassirya è presente una doppia pista ciclabile; poco prima viene ignorato uno spartitraffico di circa 4 metri, pieno di erbacce, sede ideale per una pista ciclabile sicura, senza eliminare parcheggi, restringere carreggiate o marciapiedi. Ecco, questi sono esempi concreti di come non fare le cose”.
Il suo intervento sulla Lupiae è stato un boomerang che ha indisposto Puglia Popolare: una specie di attacco alla gestione. Le è convenuto?
“In politica, si dovrebbe preferire ciò che è giusto rispetto a ciò che è utile e non si dovrebbe mai rinunciare a dire ciò che si pensa. D’altronde se è il terreno dei giudizi e delle idee, perché rinunciare ad esporle? Non ho mai compreso quell’intervento scomposto: avevo richiesto solo che eventuali nuovi servizi affidati dal comune potessero servire ad aumentare gli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici, a cui con il concordato abbiamo chiesto enormi ma inevitabili sacrifici”.
C’era un’altra strada percorribile oltre al predissesto, che vi ha legato le mani? L’opposizione era convinta di sì.
“Con ottanta milioni di euro di debiti, in tutta sincerità, non vedo altre strade. Peraltro, la Corte dei conti, che ha rigettato la manovra, ha ritenuto, ricordiamolo, le misure adottate insufficienti. Ora il patto per lecce ci scherma dal dissesto per 24 mesi ma dovremo dimostrare di essere capaci di andare avanti con le nostre gambe”.
La mancanza di personale nel Comune di Lecce ha portato a ritardi catastrofici anche per un carta d’identità. Come si può risolvere questo problema?
“Come gruppo consiliare, abbiamo dato la disponibilità ad affiancare l’ufficio anagrafe, in quel periodo abbastanza oberato. Attualmente il problema del ritardo nel rilascio dei documenti di identità sembra essere risolto. Detto ciò, la mancanza di personale è stata senza dubbio una grave difficoltà nella gestione di questi anni. Occorrerà attivarsi immediatamente per fare fronte a tale carenza ma si poteva già fare qualcosa magari puntando con la collaborazione con gli ordini professionali: tempi straordinari, a volte, richiedono sforzi altrettanto complessi”.
Non sono mai caduti tanti alberi come in questi anni, persino nella scuola di via Cantobelli. Il verde pubblico è trascuratissimo, soprattutto nelle marine come Torre Chianca, dove provvedono i cittadini a fare quello che dovrebbe fare il Comune. Possibile che in quasi 7 anni arrivi solo oggi un monitoraggio e un regolamento, ma si proceda comunque a singhiozzo con gli interventi?
“Su questo, assieme al Movimento Cinque Stelle, siamo stati i promotori di una mozione che ha portato al regolamento sul verde urbano. Il ritardo accumulato evidentemente è inspiegabile: Lecce non è Manaus, alle porte dell’amazzonia. Abbiamo un po’ di verde ma di sicuro non nell’emiciclo urbano, dove le strade sono di fatto inutilizzabili per i pedoni nelle ore calde della giornata. La nostra è una delle poche città in cui la temperatura è cresciuta in modo prepotente -più che altrove- negli ultimi dieci anni. Gli alberi sono pochi e mal tenuti, eppure la partecipata a cui ne è affidata la manutenzione, poteva partecipare a diversi bandi per formare il proprio personale. Credo, infine, che la gestione del verde, abbia lasciato molto a desiderare, sia in termini di pianificazione che di manutenzione. È un tema fondamentale, su cui occorre fermarsi a riflettere in modo organico”.
Lecce è una delle poche amministrazioni che ha rinunciato alla sua parte di Castello per farla gestire dal Ministero. Non c’era davvero altra possibilità? A Corigliano d’Otranto il castello è diventato una risorsa anche per ristoratori e commercianti.
“I numerosi interventi in commissione, fin dal 2017, evidenziano come sin dall’inizio il tema del castello sia stato cruciale, per chi parla. Avendo la fortuna di avere la più grande opera fortificata del mezzogiorno d’Italia al centro della città, è un peccato avere di fatto perso la gestione. A questo, punto, mi auguro che chi è subentrato sia in grado di metterla a frutto, a servizio della città con scolaresche e turisti che potranno visitarla nella sua interezza, durante tutto l’arco dell’anno”.
Perché, come avviene a Bari, il passaggio sulle mura urbiche non viene inteso come un percorso che unisce periferia e centro, sempre aperto e gratuito, invece di provare a chiedere altri soldi (con ingressi a pagamento)?
”Credo che in tal senso il disegno della città sia diverso rispetto a quello di Bari, non è da escludere, però che in futuro si possa ragionare in questi termini. Al momento, il tema della gestione dei contenitori turistici e culturali, ivi compreso quello delle Mura Urbiche, è tutt’altro che risolto. Occorre coinvolgere associazioni, giovani, studenti, enti dl terzo settore, per provare a renderli autosufficienti, ma anche per seminare opportunità di lavoro, aumentando l’offerta turistica e culturale”.
L’inflazione è aumentata e con essa le strisce blu, che sono state estese fino all’ospedale (si disse contro i parcheggiatori abusivi, che sono ancora lì!) e nelle periferie. Gli stipendi delle famiglie normali non sono aumentati, ma i prezzi dei grattini sono stati adeguati. Le amministrazioni locali, un po’ in tutta Italia, non crede che manchino di empatia e che trattino un po’ troppo i cittadini come limoni da spremere?
“Credo che alcune scelte, al di là della propaganda, siano indispensabili. Certo è che sui tempi dell’adozione degli aumenti delle strisce blu si poteva attendere, visto che prima sarebbe stato opportuno creare nuovi parcheggi e migliorare efficacemente il trasporto pubblico e poi si poteva aumentare il costo della sosta. Non comprendo la correlazione tra inflazione e strisce blu. Credo che l’uso della tariffazione differente per incidere sull’uso dei veicoli possa essere utile ma a patto e condizione che i servizi offerti in cambio siano almeno dello stesso dei danari richiesti per parcheggiare”.
L’amministrazione Salvemini ha “minato” la circonvallazione con i photored, ma per l’onda verde di cui si parlava ai tempi della Poli non c’è speranza?
”Questo è un esempio del rapporto che c’è stato in questi anni tra giunta e consiglio comunale. Approvammo una mozione, in tal senso, prevedendo l’onda verde sulla circonvallazione ma, ad oggi, all’indirizzo politico approvato dal Consiglio comunale non è stato dato alcun seguito”.