CARMIANO (Lecce) – Il clan smantellato all’alba di lunedì aveva messo nel mirino gli appalti per i grandi affari. Una dimostrazione, l’ennesima, di come la criminalità tentasse di allungare i propri tentacoli in ogni settore dell’economia legale. Non solo, estorsioni agli imprenditori balneari e attivi nel settore turistico ma anche nei confronti di un’azienda che aveva lavorato per la realizzazione del gasdotto Tap (del tutto estranea alle contestazioni contenute nell’inchiesta). Ne parla il capo clan Fernando Nocera che aveva fiutato il possibile business che ne poteva derivare in termini di tornaconto economico.
E alcuni esponenti del clan avevano puntato un imprenditore del settore floricoltura che avrebbe dovuto versare denaro e garantire posti di lavoro. E nei suoi confronti Stefano Ciurlia, uno dei presunti collaboratori di Nocera, aveva pensato di compiere un’azione punitiva. “L’imprenditore – si legge in un passaggio dell’ordinanza – a suo dire, nonostante si fosse aggiudicato un appalto milionario nell’ambito dei lavori affidati di realizzazione del gasdotto Tap, non solo non aveva avuto per l’organizzazione alcun “pensiero”, omettendo cioè di versare loro denaro, ma si era “negato” per così dire, prima ancora di aver – lo stesso Ciurlia – chiesto supporto economico o, comunque, di poter lavorare presso di lui non appena in libertà dopo la detenzione carceraria”.
La risposta del capo clan non si è fatta attendere perché come rilevano i pmGiovanna Cannarile e Alessandro Prontera, nella richiesta, “replicava che aveva assunto, evidentemente su loro richiesta, tale “Roberto”, tanto a riscontro, comunque, dei rapporti di soggiacenza dell’imprenditore alla criminalità organizzata”. Tanto che il 24 maggio 2022 venne incendiata una Fiat Stilo di proprietà di un dipendente dell’azienda florovivaistica, parcheggiata all’interno della sede del vivaio.