Il 14 febbraio c.m. ho sentito e visto anche in TV uno spezzone dell’intervista nella quale Ronaldo, il “Fenomeno”, annunciava il suo ritiro definitivo dal calcio. Non vi nascondo che da innamorato del calcio, da tifoso interista di vecchia data, questo annuncio mi ha creato un po’ di malinconia spezzandomi il cuore proprio nel giorno dell’amore.
Ma i cento e più passa chili ed i 34 anni da poco compiuti non potevano che accelerare questo passo. Ma sono state queste sue parole che mi hanno particolarmente intristito: ”Non ne posso più, penso una cosa e non riesco a farla. Finisce qui”. Diceva questo, lacrimando davanti ai compagni del Corinthians, come se volesse scusarsi. Ed è anche innegabile che questo annuncio ed il modo con il quale è stato fatto, lascia nei veri sportivi, il rammarico di aver perso uno dei più grandi calciatori mai esistiti, sicuramente, senza tema di smentita, il più grande dell’ultimo ventennio. Il Ronaldo vero, il più grande è lui. L’altro, Cristiano, fuoriclasse anche lui, non lo equivale. E’ stato il più abile calciatore dell’era moderna ad abbinare tecnica con velocità, il calciatore che, se ti puntava ti faceva fare una figura barbina.
Non intendo fare qui la storia di Ronaldo, anche perché molto recente e conosciuta da tutti, ma intendo sottolineare alcune schegge statistiche che sintetizzano la sua carriera di calciatore ed intendo anche sottolineare le sue cadute e successive resurrezioni che sottolineano anche la sua ferrea volontà e determinazione in contrapposizione ad alcuni giudizi, affrettati e non proprio positivi e che attengono alle sua turbolenta vita privata.
Questo fenomeno nasce con il nome di Luiz Nazario de Lima Ronaldo il 22 settembre 1976 e già alla tenera età di 17 anni gioca nel Cruzeiro, titolatissima squadra brasiliana. Vi gioca 66 partite e segna “solo” 65 reti. Nel 94 passa nel Psv Eindhoven, in Olanda, e si ripete con 57 partite e 55 reti. A venti anni, nel 1996, viene acquistato dal Barcellona dove gioca 49 partite andando a rete 47 volte. Nel 97, Moratti con un autentico blitz finanziario, 48 miliardi di lire, riesce a portarlo all’Inter dove resta fino al 2002. In questi anni subisce alcuni infortuni che avrebbero distrutto un toro. Nel novembre del 1999, proprio contro il Lecce, si rompe il tendine rotuleo del ginocchio destro; il 18 aprile del 2000, proprio al rientro in campo, dopo sei minuti ha una grave ricaduta. L’Inter lo aspetta, rientra nel 2001 ma non va d’accordo con il sergente di ferro Cuper. La maggiore delusione per lui e per noi interisti è datata 5 maggio 2002, scudetto perso con la Lazio. Nella sua permanenza a Milano gioca 99 partite e segna 59 reti. Nello stesso anno viene ingaggiato dal Real Madrid dove gioca fino al 2007 ed in 177 partite realizza 104 reti. Nel 2007, forse per fare uno sgarbo all’Inter, viene ingaggiato dal Milan, segna anche nel derby, gioca 20 partite ma segna solo 9 volte rompendosi, il 13 febbraio 2008, il tendine rotuleo del ginocchio sinistro. Torna, al termine della stagione, in Brasile e gioca nel Corinthians 69 partite segnando 35 volte. Poi dice basta, anche perché, durante la sua stagione al Milan, gli viene diagnosticato un “ipertiroidismo” curabile solo su base ormonale e con medicine che nello sport sono considerate dopanti. Alle schegge statistiche debbono aggiungersi le 97 presenze nella nazionale onorate con 62 reti. Ha vinto anche 2 campionati mondiali, 2 volte Pallone d’oro (1997-2002), 3 FIFA WORLD PLAYER (1996-1997-2002), 1 Pallone d’oro mondiale (1998) ed è tuttora il calciatore che ha segnato più reti nella storia dei mondiali, 15 su 19 presenze.
Che dire? I numeri certificano che si tratta di un vero “fenomeno” per cui l’appellativo che gli è stato dato è quanto mai pertinente. Certo noi ricordiamo anche il Ronaldo che scende claudicante la scaletta dell’aereo che riporta in Brasile la nazionale sconfitta ai mondiali dalla Francia. Si parlò a sproposito di crisi epilettica ma, certamente di crisi si trattava solo che era riconducibile ai primi accenni dell’ipertiroidismo che gli fu diagnosticato, come detto, nel 2002.
Di Ronaldo ci restano i ricordi, disegnando nella nostra mente piroette mai viste a certe velocità e da atleti della sua stazza (1,85 cm. di altezza per 80 kg. di peso). Ronie è stato un incubo per tutti i difensori che hanno provato a fermarlo prendendolo a sportellate alle quali resisteva con disinvoltura. Certo, chi ha l’età mia si è ”goduto” Pelè e Di Stefano, qualcuno un po’ più giovane di me avrà apprezzato Maradona, Van Basten e Muller, i giovani apprezzeranno Messi, Ibrahimovic, Rooney e l’omonimo Cristiano. Potranno avere tutti ragione, ma i miei occhi non si è mai presentato un ricciolone così forte, potente e veloce e con un bagaglio tecnico completo come il rio platense.
Nel momento difficile dell’uscita di scena gli si renda l’onore delle armi!