L’eroina somministrata alla vittima potrebbe non averne causato il decesso. Per questo i giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno deciso di riaprire il processo per la morte di Ettore Attanasio, che risale al 30 maggio del 2006.
Per quella morte è stata condannata all’ergastolo la moglie, Lucia Bartolomeo, infermiera 36enne di Taurisano. Gli ermellini hanno rinviato alla sezione distaccata di Taranto della Corte D’Assise d’Appello di Lecce, per la riapertura dell’istruttoria dibattimentale “al fine dell’accertamento del nesso eziologico tra l’acclarata condotta dell’imputata e la morte di Attanasio”. Per la Cassazione è necessario, in particolare, un confronto tra i periti e i consulenti che già si sono occupati del caso o, magari, una nuova perizia.
Secondo l’ipotesi accusatoria, che ha spinto i giudici d’appello a confermare la condanna al carcere a vita dell’imputata, l’infermiera avrebbe determinato la morte del marito tramite un’iniezione letale di eroina. Tesi che troverebbe conferma nella ricostruzione dei periti nominati dal tribunale e in un messaggio che la stessa Bartolomeo avrebbe inviato al cellulare dell’amante, Biagio Martella, in cui la donna dava ormai per certa e immediata la morte del marito.
Non hanno mai creduto nel movente della relazione extraconiugale e della conseguente perdita dell’affidamento della figlia, in caso di separazione, i legali della donna, gli avvocati Pasquale Corleto e Silvio Caroli. Non ci hanno creduto evidentemente neanche i giudici della Corte di Cassazione: “Il preannunzio della morte del coniuge perde la valenza indiziata se collocato nel contesto delle precedenti menzogne sulla malattia di Attanasio e della prospettiva, caldeggiata dalla Bartolomeo del ricovero del consorte in ospedale. Eventualità che avrebbe rappresentato un ostacolo a realizzare il presunto piano di morte e, pertanto, contrastante con la tesi dell’accusa”.
Per i giudici bisogna accertare innanzitutto la patologia da cui era affetto Attanasio, nonché l’incidenza della somministrazione di eroina, in dose non letale, sulle sue condizioni di salute.
Si ricomincia da capo. La parola passa ai giudici della sezione distaccata di Taranto della Corte D’Assise d’Appello di Lecce. A breve sarà fissata la prima udienza del nuovo processo.