Insufficienza di prove a carico di Marino Manca, 40 anni di Squinzano, arrestato con l’accusa di tentato omicidio e l’incertezza su chi fosse in possesso della droga, 40 grammi di cocaina, trovati in casa di Luca Greco, 40enne anch’egli di Squinzano, finito in manette con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Con queste motivazioni, su istanza presentata dagli stessi magistrati inquirenti Giuseppe Capoccia e Guglielmo Cataldi, fascicolo co-assegnato, il gip Annalisa De Benedictis ha disposto la scarcerazione di Manca e Greco, (difesi, il primo dall’avvocato Antonio Savoia, il secondo da Paola Scarcia e Pantaleo Cannoletta), ribaltando, almeno per il momento, la ricostruzione iniziale effettuata dai carabinieri. Gli elementi raccolti dalla Procura si basano sulle dichiarazioni fornite da Greco il 14 settembre scorso quando è stato ascoltato in ospedale dove si trova ricoverato per le ferite riportate e dai due interrogatori ai quali ha sempre risposto Manca, l’ultimo sabato scorso alla presenza dei pm Capoccia e Cataldi. Le dichiarazioni di quest’ultimo si sarebbero rivelate contraddittorie nel primo ascolto, quando il 40enne riferiva in maniera vaga della presenza in casa dell’amico di due persone incappucciate, molto più precise, invece, nel secondo. Il ragionamento degli inquirenti si può così sintetizzare: Manca e Greco si conoscono da troppo tempo (Greco, tempo prima, aveva anche presenziato al compleanno della figlia di Manca) e mai e poi mai Manca avrebbe avuto un valido motivo per uccidere l’amico. Quindi, l’aggressione subita da Greco e non finita in un bagno di sangue per puro miracolo, per gli inquirenti, sarebbe stata compiuta da altre due persone, così come emerso dagli interrogatori degli arrestati: uno, S.M, 40enne di Squinzano, indagato con l’accusa di tentato omicidio, ed una seconda persona non ancora identificata e sulla quale le ricerche si sarebbero spostate anche fuori provincia. Era quest’ultimo, secondo la Procura, ad impugnare l’arma e che aveva raggiunto contrada “Carli” per eliminare Manca e Greco, con quest’ultimo, nel ruolo di testimone scomodo. Seguendo il teorema della Procura, l’acquisto della moto sarebbe stato solo il pretesto per i due di raggiungere casa di Greco e tendere l’agguato contro l’ex braccio destro di Dario Toma. Questa, almeno per il momento, sarebbe l’ipotesi più plausibile. Poi che la pistola si sia inceppata, la successiva aggressione finita a coltellate sono fasi non previste da chi aveva organizzato l’attentato e che confidava di chiudere la faccenda a pistolettate. Sempre secondo la ricostruzione fornita dagli arrestati, per la Procura non si può affermare con certezza chi effettivamente detenesse la sostanza stupefacente al momento del ritrovamento e che ha portato all’arresto di Greco. Da quanto riferito da quest’ultimo, la droga sarebbe caduta dal marsupio di uno due aggressori durante la colluttazione e successivamente trovata dai carabinieri su un tavolo in bella vista. Per la Procura, Greco avrebbe avuto tutto il tempo mentre telefonava alla moglie per chiedere i soccorsi di nascondere la sostanza, magari buttandola nel water, cosa che invece non è stata fatta ed evitare in tal modo di finire nei guai per faccende di droga. Insomma nella villa di Greco, quel sabato pomeriggio, erano presenti quattro persone e due opposte fazioni. Perché Manca doveva essere eliminato e da chi sia partito l’ordine, qualora sia stata un’azione organizzata e non un gesto compiuto da qualche cane sciolto, sono domande ancora senza precise risposte. Per gli inquirenti, però, c’è una certezza. A Squinzano,ci sarebbero in azione bande diverse e si spera che l’escalation di attentati, accertate due sparatorie dopo il ferimento di Greco, si chiuda senza altri spargimenti di sangue.