“Con la sentenza di cui oggetto, la Corte d’Appello di Lecce, I Sezione Civile, ha condannato il Comune di Lecce a pagare in favore dei germani Sprò la somma di 488-756,51 euro, oltre interessi legali dal 23 aprile 2004, a titolo di indennità di espropriazione, nonché l’ulteriore somma
di 9.153,40 euro, oltre interessi, a titolo di indennità di occupazione, accogliendo le risultanze di 2 consulenze tecniche d’ufficio – sempre debitamente contestate dalla difesa del Comune – con le quali i periti nominati dalla Corte hanno ritenuto che le predette indennità di espropriazione ed occupazione andassero determinate sulla scorta della natura edificatoria, e non agricola, dei terreni in questione.
L’Avvocatura Comunale ha ritenuto opportuno non esperire, avverso detta sentenza, ricorso in Cassazione al fine di evitare un ulteriore aggravio di spese atteso che – in fattispecie analoghe e per costante giurisprudenza nelle quali tale ricorso è stato invece proposto – la Corte di Cassazione lo ha rigettato, ritenendolo inammissibile, in considerazione del fatto che il motivo di censura – vale a dire la contestazione degli elaborati peritali – è questione che attiene al merito della causa che non rientra tra i vizi di legittimità, avverso i quali l’articolo 360 del codice di procedura civile consente il ricorso per Cassazione.
“L’Amministrazione Comunale, la cui azione è ispirata alla principio della diligenza del buon padre di famiglia – ha spiegato l’assessore al Contenzioso, Luigi Coclite – ha ritenuto di evitare la proposizione di un ricorso il cui rigetto – alla luce della consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione – appariva scontato evitando, così, un ulteriore aggravio per le casse comunali.
Strumentale, pertanto, e non rispondente a quei principi di diligenza sopra richiamati, appaiono le polemiche di quanti dai banchi dell’opposizione censurano l’operato del Comune, cavalcando un principio erroneamente interpretato e non applicabile al caso in questione”.