Raggiungono una nota concessionaria che sorge nell’hinterland di Maglie per acquistare un’auto, anticipano anche una somma di soldi pagando con assegni ma della macchina, a distanza di mesi da quel prima acconto, non c’è traccia.
Per questa storia, il Giudice di Pace del Tribunale di Casarano ha disposto il decreto ingiuntivo esecutivo nei confronti della concessionaria ad adempiere all’obbligazione assunta. Vittime del presunto bluff, una professoressa e due sacerdoti, residenti, tutti quanti, nel sud Salento. Secondo quanto denunciato, i potenziali acquirenti, tra la fine del 2011 e gli inizi del 2012, si recano presso la nota concessionaria per acquistare una Volkswagen Golf, nuovo modello. Viene anche stipulato un contratto di vendita e alle tre persone viene richiesto un primo acconto. La professoressa versa un assegno di 500 euro, uno dei due sacerdoti, invece, un assegno di 4 mila euro. Ancor più paradossale sembrerebbe la vicenda in cui è implicato il secondo parroco. Dopo un paio di settimane dal primo incontro viene chiamato dalla concessionaria perché l’auto nel frattempo è arrivata e lascia 15 mila euro con un assegno unico. Da quel momento, però, incominciano le anomalie. Dalla concessionaria fanno sapere ai tre acquirenti che le auto non sarebbero ancora pronte, di recarsi la prossima settimana, o anche che la consegna non si può fare perché manca ancora qualche certificato. Dopo circa cinque mesi di attesa risultata vana, la professoressa e i due sacerdoti decidono di rivolgersi all’avvocato Cristiano Portone. Il legale inoltra una raccomandata presso la concessionaria per chiedere l’immediata consegna o del veicolo o dei soldi. Solo a maggio, il legale dell’azienda avrebbe risposto giustificando il ritardo per sopraggiunti problemi finanziari invitando i tre acquirenti a soprassedere da ulteriori iniziative giuridiche. Così a livello civile, per la professoressa è stato inoltrato un decreto ingiuntivo esecutivo a carico della concessionaria così come per uno dei due sacerdoti che aveva versato un anticipo di 4 mila euro. Per il secondo parroco, invece, l’avvocato Portone ha chiesto un procedimento sommario, articolo 702 bis del codice di procedura civile, con cui il giudice di Tricase, nel mese di luglio, ha condannato la concessionaria al pagamento dei 15 mila euro più le spese legali. Questi tre casi, però, non sarebbero episodi isolati. Sarebbero molti altri gli acquirenti che, nonostante un primo pagamento, non avrebbero mai avuto le chiavi della loro nuova macchina. Da quanto accertato, la concessionaria avrebbe contratto dei debiti con la casa madre di Verona e l’azienda non invierebbe presso la sede salentina i certificati di conformità per consentire l’immatricolazione e la contestuale iscrizione al Pra.