di Gaetano Gorgoni
LECCE – Forza Italia, nel mese del cataclisma elettorale, si ritrova a riflettere con grande amarezza, ma i rancori delle esclusioni non sono ancora alle spalle. I veleni vengono fuori quando Giancarlo Mazzotta prende la parola per togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa, criticando apertamente la gestione del segretario regionale. È già pronto il giro di vite nelle segreterie pugliesi. Comincia il braccio di ferro tra correnti. Tra parlamentari e amministratori trombati o eliminati dalle liste all’ultimo momento scoppia una guerra che rischia di far saltare il partito regionale. Vitali vuole fare fuori Mazzotta, il suo più duro detrattore, il sindaco di Carmiano propone di azzerare tutte le segreterie per dare la parola alla base. La guerra è solo all’inizio e ci sono anche due altre battaglie elettorali alle porte: le amministrative e le europee. Poi, il bagno di sangue delle regionali in cui tutti sono pronti a scendere in campo per ricollocarsi. Ma anche in questo caso i posti saranno troppi pochi per non fare vittime.
Tante carriere politiche sono finite dopo le scorse politiche. Eppure, i big di una volta hanno ancora fame di poltrone. Luigi Vitali apre le danze durante l’assemblea e ragiona sul danno che hanno prodotto autoreferenzialità e divisioni. Il discorso cade nel vuoto, perché il suo stesso partito è in preda a una sanguinosissima guerra interna. La volontà è quella di rilanciare un partito che nel centrodestra rischia di essere oscurato dalla Lega. “Nemmeno la Dc di De Gasperi ha avuto questo risultato con sfondamento incredibile al sud – riflette Rocco Palese sulla vittoria pentastellata – Quali i motivi? Legge elettorale calibrata sulle esigenze del Veneto: per sistemarsi le loro elezioni sicure hanno tirato fuori questa legge elettorale. Aver avuto un candidato premier del Mezzogiorno come Di Maio vi sembra poco? Poi, c’è scomparsa del sud dall’agenda di governo per dieci anni. I fallimenti di tante regioni del sud hanno dato il turbo all’antipolitica. Il successo del Movimento 5 Stelle è tutto da attribuire alla caduta del Pd: anche la Cgil sta votando gli attivisti. Occorre aprire completamente questo partito e fare una campagna forte di adesioni. Salvini è stato eletto in Calabria e questo è un messaggio devastante”.
Ma lo scetticismo domina nell’assemblea provinciale forzista all’hotel President: in troppi contestano la linea del partito. Luciano Battista apre il fronte delle polemiche: “Noi che lavoriamo sul territorio abbiamo veramente il termometro della situazione. Le persone oggi non hanno più un riferimento: prima c’erano le segreterie. Oggi mancano i riferimenti. Se non si ritorna ad avere un rapporto diretto con chi decide a Roma, è la fine. Le liste si fanno con la gente che conta sul territorio”. Gli applausi scroscianti sottolineano una critica della base: quella delle liste senza leccesi. Anche il senatore costa critica il boomerang della legge elettorale e prova a difendere il suo segretario. “Vitali non ha potuto fare niente con le liste: la Lega voleva i collegi al sud – spiega Costa – Abbiamo bisogno di dire alla gente che il nostro partito tutela il Mezzogiorno: abbiamo bisogno di un nuovo piano Marshall. Vince il 5 Stelle perché qui si muore”.
Luigi Mazzei afferma che c’è una filosofia marxista dietro al Movimento 5 Stelle. “Se non rimettiamo in campo un’organizzazione di base e non di vertice, è finita. La parabola di Berlusconi è discendente: deve capire che bisogna organizzare il partito sui territori. Nelle prossime elezioni si vota con le preferenze e se non saremo preparati, saremo travolti”. Giancarlo Mazzotta si complimenta ironicamente con Luigi Vitali per l’elezione, ma poi gli ricorda che ha perso anche nella sua Francavilla: “Spero che tu possa rappresentare meglio il territorio di come hai fatto come segretario. C’è un’assenza di credibilità della proposta politica degli altri partiti. La Lega non è un modello astratto. All’indomani della presentazione delle liste, il Salento è rimasto completamente sguarnito. Gino, hai detto 3 anni prima di aver finito di fare politica. Hai detto che avresti fatto il padre nobile, ma non lo hai fatto. Contro la tua volontà Berlusconi ti ha candidato all’uninominale e al plurinominale? – attacca il sindaco di Carmiano – Perché allora non è stata candidata Adriana Poli Bortone, che alle regionali si è immolata?
La rappresentanza territoriale è importante: Uno viene riconosciuto prima sul suo territorio e poi altrove. Quello che si era detto per anni non è stato riscontrato nei fatti: Gino Vitali, nella tua Francavilla siamo a meno 20 per cento. Arrivare al 19 per cento in Puglia è stata una catastrofe. Sono dati numerici e statistici incontrovertibili. Sono stato in religioso silenzio per non dare problemi non campagna elettorale. Non abbiamo avuto rappresentati del territorio e per questo abbiamo perso. Dino Marmo, la Franzoso, tutta la Puglia si lamenta! Se siamo un partito con valori liberali, torniamo al voto: azzeriamoci tutti. Diamo la parola alla gente – insiste Mazzotta – Basta con il popolo dei nominati: torniamo agli eletti. Azzeriamo tutte le segreterie: ritorniamo sui territori. Il 47,5 per cento in Puglia del Movimento 5 Stelle è un dato che sottolinea un fallimento. Ti abbiamo nominato, non eletto, Luigi Vitali: è il fallimento del nostro partito! Prendiamone atto. Non si possono cambiare i direttivi senza nemmeno coinvolgere la segreteria provinciale”.
“Hai fatto votare Lega” – accusa Mazzei, seduto tra il pubblico, rivolgendosi al sindaco, per replicare alle frecciatine sul suo scarso risultato a Calimera. Tensione alle stelle: il clima dell’asseblea diventa incandescente. “Divisioni, autoreferenzialità sono i problemi del centrodestra – ha spiegato Vitali – Quanto durerà il Movimento 5 Stelle? Dureranno fino a quando non saranno messi alla prova di governo. Mi auguro che il Pd, che ha straperso, assuma un’iniziativa e sostenga il Movimento 5 Stelle e lì ci sarà la prova. Se non succederà, si andrà al voto tra un anno: M5S prenderà il 55 per cento. Da tre anni noi abbiamo in questo territorio più di 100 comuni, ma non abbiamo 100 segretari cittadini. Non siamo andati malissimo, siamo andati male: dobbiamo fare una rivisitazione di tutto il partito”.
“La mancanza di rappresentatività territoriale ci a penalizzati, perché avremmo potuto ottenere risultati straordinari, ma siamo fiduciosi- ha spiegato Paolo Pagliaro, dirigente forzista – I cittadini ci avrebbero dato fiducia, volevano votare per chi si sarebbe speso sul territorio”. Eppure, in molti non credono che con le parole si risolverà nulla. C’è una nuova lotta per la leadership nel partito e ci sono troppi “big” lanciati alla conquista della segreteria provinciale. Il partito si regge su equilibri fragilissimi dopo la catastrofe delle politiche. In molti non vedendo prospettive hanno già preparato le valigie e la Lega incombe minacciosa anche qui, nel Salento. Rialzarsi e trovare l’armonia non sarà facile per i forzisti.