Diventa difficile fare una asettica analisi critica di questa partita senza dover far ricorso anche alla stregoneria al punto di domandarsi se questo campo fosse stregato ma, poiché non è così, domandiamoci perché succede.
Intanto si può ben dire che il pareggio è il giusto risultato dal momento che tutta la stampa, specializzata e non, si è posta la domanda su chi avesse vinto o, quantomeno, avrebbe meritato di vincere. Ebbene, tutti sono stati concordi nell’affermare che, con occhio genoano, il Genoa ha sprecato una grande occasione e, con occhio leccese, la stessa cosa a vantaggio del Lecce. Ne risulta che, di fronte a questo amletico dubbio, il pari è da considerarsi il risultato più giusto. Acclarato questo, non ci si può esimere dal valutare alcune osservazioni e comportamenti.
Comincio dal tecnico che afferma: “non possiamo regalare sistematicamente 25’ ad inizio di partita”. L’affermazione è giustissima e condivisibile e mi sorge però un piccolissimo dubbio: a chi si rivolgeva? Sbaglio o mi risulta che Liverani sia ancora l’allenatore del Lecce e che tocca a lui evitare che si facciano questi pericolosi regali? So pure che determinate scelte talvolta sono di natura esclusivamente tecnica, talaltra sono “imposte” per motivi contingenti tipo squalifiche, infortuni e quant’altro. Detto questo però abbiamo constatato come, da più partite, le scelte iniziali debbano essere corrette a partita in corso facendo emergere, comunque, una qualità molto positiva che è quella relativa al coraggio, alla determinazione, allo spirito di squadra ed alla voglia di non arrendersi. La conseguenza è che il Lecce non può prescindere dalla sua intelaiatura di base perché, quando si immettono le seconde linee, queste dimostrano di non valere le prime per cui tutti ci auguriamo che a gennaio qualche criticità possa essere corretta.
Sono, inoltre, convinto pienamente su quanto rilevato da un noto critico sportivo che attribuisce i problemi dei primi 25’ alle giocate di Panagiotis che, purtroppo per la sua atavica lentezza nelle sue giocate, favorisce il pressing avversario impedendo le uscite più lineari dei difensori, con conseguenti perdite di palla o passaggi sbagliati.
Ai problemi già esposti è giusto anche riproporre i comportamenti non perché questi possano favorire una squadra o l’altra, ma perché non fanno più capire nulla ai giocatori in campo, ai tifosi sugli spalti ed coloro che stanno davanti alle TV. Un esempio? Quanto successo a Gabriel sul gol di Pandev. Gli è stato contestato l’errore nella respinta ma si è visto che la sua indecisione derivava dalla presenza di Pinamonti più vicino alla palla. Nel caso specifico, il VAR non può intervenire, il segnalinee non può sbandierare il fuori gioco se non ad azione ultimata, e l’arbitro, nello specifico, sbaglia considerando irrilevante la posizione di Pinamonti e, nell’attesa che tutto si chiarisca, cosa può fare il povero Gabriel? Può rinviare alla meglio non sospettando che Pandev possa segnare da quella posizione che, al momento, rappresenta il record, per questo campionato, con quasi 40 metri di distanza dalla porta.
In conclusione, mi preme ricordare come comincino ad essere pericolosi i cartellini, specie quelli stupidamente presi, vero Lapadula? che condizionano la presenza di giocatori importanti alle partite, talvolta decisive. Per il Lecce ogni partita è da considerarsi decisiva e mi sento di essere, non dico ottimista ma, convintamente fiducioso.
Sabato si giocherà a Brescia e, visto il rendimento esterno ed alla luce delle inevitabili correzioni attinenti alla tenuta dei 25’, si può ben sperare in un risultato favorevole. Ma, attenzione, non sempre le ciambelle riescono col buco!