ARADEO (Lecce) – Non vuole passare per un untore e da un letto d’ospedale chiede maggior rispetto dopo il massacro mediatico di queste ore. Parla il paziente numero uno da coronavirus in provincia di Lecce ricoverato da ieri sera nel reparto infettivi dell’ospedale di Galatina in attesa di conoscere gli esiti sul tampone inviato al laboratorio di riferimento del Policlinico di Bari per il test di conferma e per il successivo inoltro all’Istituto superiore di Sanità.
Dopo aver contattato telefonicamente il suo avvocato Roberto Tarantino, il 58enne di Aradeo chiede e pretende giustizia per la gogna mediatica a cui è sottoposto in queste ore con tanti messaggi offensivi comparsi sui social (anche pesanti minacce) senza conoscere quale sia stata la stata la sua condotta dopo il rientro da Milano e pur non avendo avuto a tutt’oggi sintomi specifici che lasciassero presagire un contagio. “Sono stato in Lombardia dieci giorni fa” racconta il parrucchiere. “Appena rientrato la sera stessa ho chiesto l’intervento del 118 che mi ha suggerito di attendere e di informare il medico di base se avessi avvertito qualche fastidio”. “In tutti questi giorni” prosegue il 58enne, “non ho accusato sintomi particolari proprio come adesso tranne un leggero stato di debolezza. Non ho avuto tosse e neppure un raffreddore”.
Il quadro clinico è divenuto più chiaro solo nella giornata di ieri. “Mi sono presentato in pronto soccorso dopo un lieve malore a colazione. Ho spiegato di aver trascorso una decina di giorni per motivi di lavoro a ridosso della zona rossa in Lombardia e per sicurezza sono stato sottoposto al tampone”. Il parrucchiere batte sul tasto del pieno rispetto per tutta la popolazione, per chi gli è stato vicino ribadendo “io ho fatto tutto ma non avevo sintomi proprio come ora. E non appena i medici debelleranno il virus ritornerò a condurre la mia vita regolarmente”.
Ma un simile linciaggio mediatico non lo acccetta. E ha dato mandato al suo avvocato di raccogliere tutti gli screenshot apparsi in queste ultime convulse ore sui social e su gruppi WhatsApp per agire legalmente nei confronti di quelle persone che hanno avviato una campagna diffamatoria, a suo dire, gratuita. Sui social circolano tante ricostruzioni su come abbia trascorso questi ultimi giorni. Si dice che abbia continuato a lavorare tenendo aperto il suo studio di parrucchiere; di aver fatto le acconciature di tante bambine e di aver partecipato alla Festa della Pentolaccia aumentando psicosi e paure nella collettività per un virus che ha raggiunto anche la provincia di Lecce rimasta immune in queste settimane.
Di certo, però, l’uomo rischia una sanzione. L’art. 3 del d.l. n. 6 del 23 febbraio 2020, al comma IV statuisce che “salvo che il fatto non costituisca più grave reato, il mancato rispetto delle misure di contenimento di cui al presente decreto è punito ai sensi dell’articolo 650 del codice penale”. La sanzione, per l’inosservanza di un provvedimento dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica o d’ordine pubblico o d’igiene, è l’arresto fino a tre mesi, l’ammenda fino a 206 euro. Nonostante l’Ordinanza del 21 febbraio non richiami esplicitamente l’articolo 650 del codice penale, questo deve ritenersi comunque operante, stante la natura di “provvedimento dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordinepubblico o d’igiene”.