LECCE – In Commissione Ambiente oggi si è consumato uno scontro violentissimo tra maggioranza e opposizione (cliccate sull’immagine in basso per vedere il video ndr). All’appuntamento si è presentata Angela Valli, l’assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, per spiegare che l’impianto di MetApulia viene “svuotato del suo scopo”, in quanto l’Ager (Agenzia territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) sta già puntando su un impianto pubblico. Dunque, l’impianto privato sarebbe un doppione: non avrebbe la funzione di chiudere il ciclo dei rifiuti. L’impianto di Metapulia ha una criticità in particolare, secondo la maggioranza: la distanza dall’abitato, che secondo i proponenti può essere inferiore se viene neutralizzato l’impatto odorigeno. Il Comune di Lecce ha dato la sua disponibilità ad ospitare un impianto di compostaggio pubblico, che i Comuni limitrofi non vogliono a Cavallino (dov’era previsto nel primo progetto del piano regionale dei rifiuti). Per l’opposizione è illogico un impianto privato, se è già previsto uno pubblico, ma è anche strana “l’ipotesi presuntiva” di un impianto di compostaggio pubblico senza uno studio di fattibilità e senza capire dove sarà ubicato con precisione una struttura di gran lunga più impattante e costosa di quella privata.
LA QUESTIONE DELLE DISTANZE
La società MetApulia aveva già ricevuto un primo no: nel 2016 presentò il progetto per la realizzazione di un impianto di compostaaggio a digestione anaerobica, con produzione di biometano. Gli anni sono passati e nel Salento dobbiamo ancora chiudere il ciclo dei rifiuti. L’impianto privato in questione è capace di raccogliere e trasformare anche gli scarti da cucina: nelle intenzioni dei promotori dovrebbe sorgere nella zona ASI, che si estende tra Lecce e Surbo. Il problema delle distanze e della zona vicina all’abitato ha affondato il primo tentativo. Le leggi, infatti, prevedono che un impianto di compostaggio debba essere localizzato a non meno di 2000 metri dalla periferia di centri abitati e ad almeno 2500 metri dei siti sensibili (scuole, asili ospedali e altro). La mancanza di tale requisito è considerato fattore di carattere escludente. Una star-up con l’università del Salento ha però permesso di offrire una soluzione (con monitoraggio partecipato di impatto odorigeno) a questo problema e di ritentare. La posizione del secondo progetto MetApulia, pur essendo nella zona ASI di LECCE-Surbo, e più defilata, ma anche qui la distanza non è di 2 chilometri (1,3 km). In ballo c’è un investimento di 25 milioni di euro e almeno 15 unità impiegate in maniera stabile: la legge prevede delle deroghe se si impiegano tutta una serie di tecnologie per monitorare impatto odorigeno e altro. Anche la questione della depressione presente nel sito, estesa per circa un migliaio di metri quadri e profonda tra i tre e i 5 metri, satura di vegetazione rigogliosa e perenne, la società l’ha liquidata come un vecchio tentativo di cava che può essere ricoperto senza problemi.
LA POLEMICA DELL’OPPOSIZIONE
“Perché si dice sì al pubblico e no al privato, che vuole investire 25 milioni? Perché dobbiamo spendere i soldi pubblici, che non sappiamo se ci sono? C’è differenza tra pianificazione e realizzazione? Nel nuovo piano Ager non c’è il problema delle distanze dall’abitato per realizzare un impianto pubblico: come mai?. Quanti anni dovremo aspettare per chiudere il ciclo dei rifiuti se attendiamo l’impianto pubblico?”- si chiede la senatrice Adriana Poli Bortone. La consigliera di minoranza cita anche l’articolo del Corrieresalentino che svela il piano dei Comuni di Campi, Squinzano, Trepuzzi e Salice, di rianimare una vecchia partecipata che rischia la liquidazione per renderla protagonista di un project financing che realizzi un impianto pubblico con la partecipazione del privato (49%). In sostanza la minoranza si chiede perché si dice no al privato, che realizza l’impianto meno impattante con i suoi soldi, per dire sì al pubblico che è un progetto sconosciuto, poco chiaro e fai tempi incerti. “Non ci è stata data nemmeno la possibilità di approfondire una delibera che riguarda il nostro territorio – spiega Saverio Congedo – Com’è che l’amministrazione cambia idea e preferisce a un impianto privato meno impattante uno pubblico? Non ci appassiona nessuno dei due, ma vorremmo capire bene come stanno davvero le cose. C’è stato un colpo di mano in Commissione: è stata chiamata una votazione, quando il tempo ormai era scaduto, in maniera irrituale”. L’opposizione convoca un’apposita conferenza stampa per denunciare il “colpo di mano” della maggioranza. Adriana Poli Bortone parla di “banditismo politico”: “Si sbandiera la partecipazione, ma c’è una prevaricazione costante dei diritti dei consiglieri di opposizione. La delibera, dove il tecnico dà il nulla osta, viene cambiata in un parere contrario, senza che venisse spiegato il perché. Volevamo essere coscienti e consapevoli prima della votazione di domani in Consiglio Comunale, ma in un’ora e mezza l’amministrazione ha cambiato idea. Bisogna accendere un faro su questo cambiamento di pensiero repentino su un fatto che riguarda la vita politica dei leccesi, che oggi pagano un prezzo enorme per la TARI e che con investimento privato (MetApulia) potrebbero risparmiare. Il sindaco si è espresso a favore di un impianto pubblico nella zona industriale: 320 mila tonnellate, anziché 75 mila del privato. Ci conviene, visti i tempi del pubblico?”. In realtà l’impianto pubblico è progettato per un carico di 48 mila tonnellate annue, quello privato per 55 mila annue: quindi non c’è grande differenza (coprono il fabbisogno di smaltimento di scarti agricoli e da cucina di Lecce e di qualche altro paese)
LA REPLICA DI ANGELA VALLI
L’idea dell’esecutivo di Palazzo Carafa è quella di assecondare il progetto regionale di chiusura del ciclo dei rifiuti con un impianto pubblico. Inoltre, Lecce vuole evitare un impatto pesante, se si dovessero realizzare due impianti sullo stesso territorio. Il parere del Comune di Lecce non è vincolante (è l’ente provinciale il protagonista), ma comunque è negativo per una serie di criticità. Alla fine la presidente Mariano Mariano chiede di votare la delibera e scoppia il caos: l’opposizione vuole continuare a discutere e ad approfondire. Il no all’impianto MetApulia viene votato nonostante l’indignazione dell’opposizione. Domani si “combatte” in Consiglio Comunale, con il coltello tra i denti, ma la maggioranza ha i numeri per far passare agevolmente la propria linea.