HomeCronacaOmicidio Angela Petrachi: Cassazione conferma ergastolo a carico dell'unico imputato

Omicidio Angela Petrachi: Cassazione conferma ergastolo a carico dell’unico imputato

MELENDUGNO (Lecce) – Non ci sarà un nuovo processo nell’inchiesta sull’omicidio di Angela Petrachi, la mamma di 31 anni, originaria di Melendugno, seviziata a e ammazzata nell’ottobre del 2002. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso discusso nella giornata di ieri dall’avvocato Ladislao Massari presentato per conto di Giovanni Camassa, il trattorista di Melendugno, di 51 anni, condannato all’ergastolo. La difesa aveva chiesto la revisione del processo richiesta già avanzata, nei mesi scorsi, davanti alla Corte d’Appello di Potenza sulla base di nuove prove raccolte: due profili di Dna non appartenenti a Camassa rilevati sugli indumenti della vittima e la localizzazione non adeguata del presunto assassino tramite celle telefoniche sulla scorta di due relazioni. Ma dopo il niet dei giudici potentini è arrivato quello degli ermellini.

Il processo sull’omicidio di Angela Petrachi non è un processo qualsiasi. Si parla di omicidio, di un femminicidio, uno dei più cruenti e spietati. Ma anche uno dei casi più controversi, con una sentenza di assoluzione in primo grado e una condanna all’ergastolo inflitta dalla Corte d’Assise d’Appello e poi confermata dalla Cassazione per l’unico imputato. La giovane mamma aveva 31 anni quando venne ammazzata. Viveva con i figli di 5 e 7 anni. Il 6 ottobre del 2002, dopo aver pranzato con i figli dai genitori, uscì dicendo che sarebbe andata per un’ora a casa sua e che sarebbe tornata per accompagnare il figlio più grande al catechismo. Da quel momento della donna si sarebbero perse le tracce.

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Dopo alcuni giorni, fu trovata la sua auto nello spiazzo adiacente il campo sportivo, con la ruota posteriore destra a terra per un chiodo conficcato nel copertone. All’interno i documenti dell’auto e il giubbino. I documenti di Angela, invece, furono ritrovati un paio di giorni dopo da un passante, sulla provinciale che da Melendugno conduce a Borgagne. E lì vicino, nel bosco Li Poppi-Giammarrei, un cercatore di funghi di Calimera scoprì il suo cadavere. A distanza di alcuni mesi venne arrestato Giovanni Camassa.

Nei mesi scorsi poteva esserci la svolta dopo la richiesta di revisione del processo ma la Corte d’assise d’appello di Potenza, presieduta dal giudice Pasquale Materi, aveva ritenuto inammissibile il ricorso valutando le nuove prove non decisive e sufficienti per disporre la riapertura del processo o l’assoluzione dell’imputato. Secondo i giudici, l’analisi proposta dalla difesa non avrebbe aggiunto nulla e non sarebbe risultata decisiva per ribaltare il giudizio di colpevolezza di Camassa. Per quanto riguarda la localizzazione tramite le celle telefoniche, i giudici avevano valutato la relazione dell’ingegnere Civino una semplice critica all’analisi effettuata sui dati del traffico telefonico riscontrati durante i giorni della scomparsa della vittima. Anche tale elemento, a detta dei giudici, non sarebbe stato comunque sufficiente per considerare Camassa innocente perché la sua presenza nei pressi della Fiat Panda della vittima e nel bosco in cui fu trovato il cadavere di Angela Petrachi, fu riscontrata in fase processuale anche da documenti e dichiarazioni di testimoni.

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Da qui il ricorso in Cassazione della difesa che aveva ritenuto il provvedimento dei giudici potentini illegittimo in quanto le nuove prove avrebbero potuto determinare una totale revisione del processo, fornendo lo spunto per avviare approfondimenti su piste d’indagine mai esplorate e a dei ragionevoli dubbi sulla colpevolezza o meno di Camassa. La Cassazione, però, ha emesso il verdetto: ricorso rigettato ed ergastolo confermato per il trattorista per uno dei delitti più cruenti che il Salento ricordi.

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