ARADEO (Lecce) – Non ci sarebbe alcuna responsabilità nell’inchiesta sulla morte di Gina Casaluci, l’anziana deceduta il 31 dicembre scorso del 2018 a causa dello scoppio di una bombola nella sua abitazione di via Silvio Pellico ad Aradeo. A queste conclusioni è arrivato il pm Stefania Mininni escludendo così qualsiasi coinvolgimento dell’unico indagato: T.D.M., un venditore di bombole porta a porta originario di San Donato, accusato di omicidio colposo. “La miscela aria gas”, a parere del pm, “è stata certamente innescata dalla signora Casaluci utilizzando uno degli accendini ritrovati tra le macerie del cucinino, ovvero azionando l’interruttore dell’impianto elettrico o di un’apparecchiatura elettrica presente dopo aver lasciato per tutta la notte uno dei rubinetti del gas aperto”. E gli accertamenti eseguiti dall’ingegnere Antonio Tuzzolo non hanno consentito di riscontrare con margini di certezza che vi fossero irregolarità di collegamento o anomalie al riduttore.
La richiesta di archiviazione è stata prontamente congelata dagli avvocati Roberto Tarantino e Alessandra Alibrando che hanno presentato una lunga opposizione in virtù di una consulenza di parte a firma dell’ingegneri Pasquale Catalano ed Andrea Alibrando fondata, in particolare, su due osservazioni: quel giorno il contenitore di gpl risultava avere il collaudo scaduto da più di un anno e privo del manuale di uso e manutenzione; e la bombola in questione sarebbe stata manomessa dal venditore e riempita in modo improprio per più volte negli anni fino alla notte di San Silvestro di due anni fa. E ora un gip dovrà fissare l’udienza camerale per affrontare nel contraddittorio delle parti la richiesta riapertura delle indagini.
E sul venditore 54enne, in ogni caso, si sono allungate nuove contestazioni. La Procura, nei suoi confronti, ha usato il bastone e la carota facendogli notificare un avviso di chiusa indagine con le accuse di ricettazione, frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci. In virtù delle conclusioni investigative condotte dai carabinieri della stazione di Aradeo insieme ai vigili del fuoco, T.D.M. si sarebbe appropriato di bombole di proprietà della Liquigas spa (società da ritenersi parte offesa) apponendovi, in modo del tutto arbitrario, tappi e altri presidi apparentemente riconducibili alla società.
In sintesi T.D.M. avrebbe gestito una vendita parallela al mercato legale dopo aver chiuso la sua attività consegnando alla vittima e ad altri due acquirenti bombole contenenti Gpl diverse da quelle apparenti e dichiarate per origine, provenienza, qualità e quantità. Bombole, ipotizzano gli inquirenti, apparentemente provenienti da stabilimenti autorizzati dalle ditte proprietarie dei bidoni contenitori usati per il confezionamento del gas contenenti la quantità dichiarata sul bidone (quando il quantitativo sarebbe stato sempre inferiore) e con riferimenti variabili alle società distributrici di gas (che avrebbero così certificato la qualità e la conformità a legge del contenuto e del bidone). Le ditte proprietarie dei contenitori erano ignare, invece, dell’utilizzo dei bidoni, del riempimento di gas e dello spaccio successivo.
Da quel che si sa il riempimento avveniva abusivamente presso stabilimenti compiacenti. in tal modo T.D.M. avrebbe raggirato i compratori sull’origine, al provenienza e la qualità del gas contenuto in bidoni con segni distintivi solo apparentemente riconducibili alle società Liquigas spa (con riferimento a 41 bombole); Eni spa (24 bombole); Energas spa (2 bombole); Emmepigas (1 bombola); Digas spa (1 bombola).
A difendere il venditore, l’avvocato Luigi Rella.