MONTERONI/LEQUILE (Lecce) – Due colpi: uno al torace; il secondo all’addome. E un proiettile conficcato nel corpo di Giovanni Caramuscio. Questo l’esito dell’autopsia eseguita nel pomeriggio di mercoledì 21 luglio dal medico legale Alberto Tortorella sul corpo dell’ex direttore di banca ucciso con due colpi di pistola (una Beretta calibro 9 con matricola abrasa) impugnata, secondo le indagini, da Paulin Mecaj nei pressi dello sportello bancomat della Filiale del Banco di Napoli di via San Pietro in Lama, a Lequile venerdì 16 luglio.
Dati significati quelli emersi dall’esame necroscopico perché il proiettile ritrovato nel corpo della vittima sarà ora comparato con l’arma che gli investigatori ipotizzano sia stata utilizzata per compiere l’omicidio dopo un tentativo di rapina trovata in una pianta ornamentale nell’abitazione del 31enne di origini albanesi finito in carcere con il complice, Andrea Capone, 28 anni, di Lequile, con le accuse di omicidio, rapina aggravata, detenzione di arma clandestina e ricettazione.
E gli accertamenti riguarderanno non solo l’arma ma saranno estesi anche sui vestiti ritrovati in un pozzo nelle vicinanze della banca all’interno di una busta prima che Mecaj venisse stanato dai carabinieri del Reparto operativo poco dopo nella sua abitazione a poche decine di metri dal luogo del delitto. Sudato, agitato e in bermuda. Con la maglietta presumibilmente utilizzata per compiere la rapina a cui aveva tolto il logo in un tentativo alquanto goffo di allontanare i sospetti da sé. Si cercheranno tracce biologiche ed eventuali residui di polvere da sparo.
Parallelamente si scandaglieranno le memorie dei telefonini dei due indagati con una consulenza che il pm Alberto Santacatterina ha conferito al consulente informatico Maurizio Ingrosso affiancato dal consulente Antonio Politi, nominato dall’avvocato Stefano Pati per conto della famiglia della vittima. Al setaccio anche il cellulare della fidanzata di capone che il giovane ha utilizzato nelle ore immediatamente successive al delitto.
Di fatto gli inquirenti intendono arricchire un quadro probatorio già granitico e che ha condizionato le prime scelte difensive degli avvocati Luigi Rella per il presunto assassino e Maria Cristina Brindisino e Raffaele De Carlo per il salentino. Entrambi gli arrestati, infatti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nel corso dell’udienza di convalida del fermo poi convalidato dalla gip Laura Liguori in attesa di conoscere con esattezza tutte le carte a disposizione e se sia opportuno ricorrere al tribunale del Riesame o chiedere un interrogatorio a bocce ferme. “I nostri assistiti sono provati e impreparati per affrontare un interrogatorio in questo momento – hanno precisato nelle scorse ore i legali degli indagati.
Di sicuro con il magone in gola, nella giornatagiovedì 22 luglio, i familiari di Caramuscio parteciperanno ai funerali fissati per le 10.30 nella parrocchia Ausiliatrice di Monteroni: la moglie Anna Quarta, testimone oculare dell’omicidio e i tre figli Stefano, Fabio e Roberta. Con loro ci sarà un’intera comunità e gli ex colleghi di Caramuscio fino a due anni fa direttore della Banca Intesa a Lecce.