
LECCE – Il 26 novembre 2023 si terranno le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco della coalizione. Il sindaco uscente di Lecce, Carlo Maria Salvemini, nato il 4 giugno del 1966, ha il sostegno del governatore pugliese Michele Emiliano (e di molti big regionali) e si confronta nelle consultazioni di base con Pierpaolo Patti, consigliere di maggioranza che negli ultimi 5 anni ha avuto una posizione critica nei confronti di alcune scelte dell’amministrazione in carica. Carlo è figlio del compianto sindaco Stefano Salvemini (un noto professore e preside che portò per la prima volta alla vittoria il centrosinistra leccese, anche se per soli 2 anni). Il sindaco uscente di Lecce è laureato in economia e commercio all’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari e nel 1992 è abilitato alla professione di commercialista. Nella vita è un imprenditore che lavora nel campo della vendita dei libri scolastici. Nel 2001 è stato segretario cittadino dei Democratici di Sinistra (l’attuale Pd) e poi eletto in Consiglio comunale. Nel 2009 lascia il Pd, di cui era dirigente in polemica con le scelte del suo partito per le regionali del 2010: lui sosterrà Nichi Vendola. Nel 2012 Salvemini perde le primarie: vince Loredana Capone, che però sarà sconfitta dal centrodestra di Paolo Perrone. Da allora il sindaco uscente è sostenuto da movimenti civici di sinistra che lo hanno portato alla vittoria nel 2017 (dopo una petizione pubblica e proprio mentre stava per annunciare il suo abbandono della vita politica), grazie all’alleanza con Alessandro Delli Noci, che con la benedizione di Emiliano ha allargato la coalizione al mondo moderato e a quell’ala del centrodestra in polemica con l’ex sindaco Perrone. Il 26 maggio del 2019, viene rieletto sindaco al primo turno. Oggi, Carlo Salvemini è in campo per tentare il terzo mandato.
L’INTERVISTA A CARLO SALVEMINI
Sindaco, lei si ripropone per la terza volta come primo cittadino (la prima durò poco per via dell’anatra zoppa). Eppure, da consigliere comunale di opposizione stava per ritirarsi dalla vita politica. Cosa le ha fatto cambiare idea? Non aspira a postazioni politiche di livello nazionale?
«Sento il dovere e il diritto di sottoporre al giudizio dei miei concittadini quanto ho realizzato, insieme alla mia maggioranza e alla mia giunta, in questi sette anni. E di chiedere loro il consenso per continuare l’opera di modernizzazione delle infrastrutture, di risanamento delle finanze e di miglioramento dei servizi comunali che abbiamo intrapreso dal 2017, continuato dal 2019 e che, a mio giudizio, merita di essere completata nei prossimi cinque anni. Non ambisco a postazioni di alcun tipo. Ho la mia proposta di sviluppo per la città di Lecce».
È preoccupato per il calo di gradimento certificato dal Sole24Ore? Crede che i cittadini abbiano compreso le sue politiche per la città?
«Non assegno alcuna importanza, né valenza certificatoria, alla classifica pubblicata dal Sole24Ore. E sarebbe lo stesso anche se il mio risultato fosse stato migliore. Ricordo sommessamente che Sala, Galimberti, Melucci, vittoriosi al primo turno alle elezioni nelle proprie città, l’anno prima risultavano sotto il 50 per cento nella stessa classifica. In ogni caso, a voler assegnare a quel dato il valore eclatante che è stato dato, penso che per un candidato sindaco progressista a Lecce partire da un gradimento al 45 per cento a un anno dalle elezioni sia un ottimo punto di partenza».
Le primarie sono state definite “finte” da alcuni membri della maggioranza (Puglia Popolare in primis), che in passato hanno contribuito alla vittoria al primo turno. Come risponde a queste osservazioni?
«Le primarie sono un esercizio di democrazia. Le forze politiche e i movimenti che hanno sottoscritto il patto di coalizione individuando le primarie come metodo per la selezione della candidatura a sindaco, hanno individuato questo percorso, con il quale ai cittadini leccesi viene assegnato il potere di scegliere. Penso che questo processo meriti rispetto, così come i cittadini che domenica 26 novembre andranno a votare».
A tutti le primarie sono sembrate un po’ sottotono, qualcuno ritiene il risultato scontato, visto che lei ha l’appoggio dei più importanti big regionali, cominciando da Michele Emiliano (poi Delli Noci, Capone, Leo e altri). Che senso ha organizzare queste consultazioni di base tra due candidati che sono quasi sulla stessa linea a livello politico (marcatamente a sinistra), senza un candidato del Pd o uno dell’ala moderata?
«Siamo arrivati alle primarie seguendo un percorso politico preciso che è utile ricordare. Pur da sindaco uscente, preso atto dei malumori di alcuni, ho voluto consegnare alla coalizione la decisione sul prossimo candidato sindaco. Precisando la mia disponibilità, di fronte a una indicazione unanime e forte su una candidatura diversa, a fare un passo indietro. Questa indicazione non è arrivata. Si è aperto dunque un dibattito sull’opportunità di passare dalle primarie per consegnare ai cittadini la scelta se confermare o meno la fiducia nel sottoscritto come guida della coalizione. Ho dato la mia disponibilità a partecipare alle primarie. Per dare l’opportunità a quanti pensano e credono di poter fare meglio del sottoscritto di proporsi. A me le primarie non sembrano sottotono, credo che stiamo dando vita a un bel dibattito, utile peraltro a ricordare le tante cose fatte in questi anni e il cambiamento impresso alle politiche dell’amministrazione comunale. Nel patto di coalizione, protagonisti di questo dibattito, ci sono diversi movimenti di area moderata che mi hanno espresso il loro sostegno, coerentemente con quanto è avvenuto in questi sette anni. Lo stesso vale per il Partito Democratico».
Il Movimento Cinque Stelle vi chiede di azzerare tutto per seguire il modello vincente di Foggia. Lei sarebbe disponibile a ritirare la sua candidatura per allargare la coalizione anche ai pentastellati?
«Sarà compito di chi vincerà le primarie verificare le condizioni per la costruzione di una alleanza con il Movimento 5 Stelle alle prossime amministrative. Per quanto mi riguarda, da tempo sostengo che sia possibile definire un percorso comune sui temi del governo urbano, vista anche la sintonia già costruita in altre città pugliesi e al governo della Regione Puglia. Insomma, ci sono tutte le condizioni. Vedremo se saremo capaci, sia noi che il Movimento 5 Stelle leccese, di riconoscerci in un progetto di governo cittadino comune per il 2024-2029».
Parliamo dei parcheggi in piazza Libertini: non era meglio mantenerli almeno nel weekend fino alla cancellazione del “buco urbano” dell’ex Massa?
«Mi sembra un tema superato, anche perchè a poche centinaia di metri da Piazza Libertini, su viale De Pietro, è attivo e funzionante il parcheggio dell’ex Enel con i suoi 600 posti auto. Oggi è in corso la riqualificazione di Piazza Libertini, la sua trasformazione in uno spazio pubblico con sedute e alberature, che consentirà di dare valore e rilevanza al complesso fortificato più esteso di Puglia, il Castello Carlo V. La città è andata avanti, da tempo».
Il restringimento delle carreggiate (che crea più traffico) è la principale critica di molti residenti, perché non fare le piste ciclabili sui marciapiedi più grandi, come quello della Prefettura? A Stoccolma fanno così.
«A Lecce occorre garantire a chi si muove in bici e a piedi di farlo in sicurezza. Stiamo passando da una configurazione dello spazio pubblico che vede l’automobile come unica e incontrastata protagonista e padrona, ad una configurazione nella quale c’è spazio anche per chi si muove in bici, a piedi o in bus. Questa trasformazione porterà ad una maggiore qualità dello spazio urbano e incoraggerà l’utilizzo di mezzi alternativi all’automobile per gli spostamenti brevi, garantendo ciò che più conta, una città meno inquinata e più attenta alla salute di chi la abita».
Si possono cancellare parcheggi come avete fatto in via Lodi e via Merine? Non si tratta di standard urbanistici da rispettare? Non sono servizi persi per residenti e non?
«Si può scegliere di dedicare tutto lo spazio pubblico alle automobili, cancellando anche i marciapiedi per pedoni, trasformando le piazze storiche in parcheggi, aprendo le zone a traffico limitato, incoraggiando l’uso dei mezzi motorizzati sui tragitti brevi. Oppure si può lavorare per costruire a Lecce le infrastrutture per una mobilità più sostenibile e in linea con gli standard europei. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione, puntando sul potenziamento del trasporto pubblico, che oggi può contare su una rete nuova e molto più attrezzata di fermate, paline, indicazioni, servizi e andando a realizzare in questi anni 14 chilometri di piste ciclabili, ai quali nei prossimi anni si aggiungeranno altri 19 chilometri che andranno a comporre la rete ciclabile cittadina. La rete garantirà di potersi spostare in sicurezza in bicicletta tra tutti i quartieri e il centro città. Abbiamo inoltre scelto, a garanzia di chi si muove a piedi, di mettere in sicurezza più di 150 incroci nel centro città, allargando i marciapiedi e realizzando scivoli per garantire adeguati standard di accessibilità».
C’era un’altra strada percorribile oltre al predissesto, che vi ha legato le mani? L’opposizione era convinta di sì.
«No, non c’era un’altra strada. Grazie alla manovra di riequilibrio, ad una gestione oculata del bilancio e al Patto con il Governo stiamo recuperando spazi di agibilità anche dal punto di vista finanziario. Non a caso siamo riusciti a effettuare i concorsi e le procedure di mobilità per garantire 50 assunzioni, utili per evitare il dissesto organizzativo. Se continuiamo su questa strada, sono fiducioso che lasceremo a chi verrà dopo di noi un Comune più in salute, con possibilità di investire più risorse in servizi, manutenzione e verde pubblico».
La mancanza di personale ha creato una situazione inedita: carte d’identità consegnate anche dopo 9 mesi. Basteranno i pochi posti del “concorsone” a colmare la falla?
«Il problema delle carte d’identità è stato risolto mesi fa grazie a una diversa organizzazione del servizio e all’impegno dei dipendenti del settore Anagrafe, che ringrazio. Le assunzioni non risolvono ma alleviano una situazione che resta complicata».
C’è stato del fuoco amico in una delle commissioni servizi sociali: il 22 giugno la sua amministrazione è stata accusata di politiche deficitarie sull’accessibilità e di mancato coinvolgimento della figura nominata nelle scelte della giunta. La Garante uscente dei diritti delle persone con disabilità del Comune di Lecce, Maria Pia Desantis, ha chiesto anche maggiore attenzione per il centro “Dopo di Noi”. Lei ci può dare qualche rassicurazione in merito?
«Sul tema dell’accessibilità lavorano con determinazione i settori Welfare, Lavori Pubblici e Urbanistica del Comune, con iniziative quali il Piano per l’Accessibilità, che è in corso di redazione con il supporto scientifico del professore Antonio Laurìa, con il Laboratorio comunale per l’Accessibilità e con l’apporto fattivo e propositivo del nostro Garante Piergiorgio Provenzano e di tante realtà del Terzo Settore».
Lecce è una delle poche amministrazioni che ha rinunciato alla sua parte di Castello per farla gestire dal Ministero. Non c’era davvero altra possibilità? A Corigliano d’Otranto il castello è diventato una risorsa anche per ristoratori e commercianti.
«Le do una notizia. A Lecce il Castello Carlo V è aperto, visitabile, attraversabile. La sua gestione è in capo alla Direzione Musei Puglia, che gestisce anche l’Anfiteatro e il Teatro Romano a Lecce e altri beni pubblici in altre città pugliesi in sinergia con le amministrazioni locali. L’estate passata sono stati organizzati percorsi di visita che per la prima volta hanno messo in rete questi tre beni monumentali di enorme valore. Credo che il Castello stia finalmente vivendo una fase di rilancio dopo lunghi anni nel corso dei quali la gestione separata tra Comune e Soprintendenza aveva disorientato i visitatori. Le opere di valorizzazione urbanistica del Castello, con gli interventi nelle sue piazze contermini e la pedonalizzazione di via XXV Luglio consentiranno a questa straordinaria testimonianza storica di acquisire finalmente la centralità che merita».
Vorrei chiederle perché, come avviene a Bari, il passaggio sulle mura urbiche non viene inteso come un percorso che unisce periferia e centro, sempre aperto e gratuito, invece di provare a chiedere altri soldi (con ingressi a pagamento)?
«Alle Mura Urbiche non si paga un pedaggio per attraversarle, ma per fruire di visite guidate svolte da operatori professionisti. Una opportunità che ha arricchito l’offerta culturale e turistica della città e creato economia e lavoro. Le visite riguardano gli ambienti sotterranei, il bastione e i camminamenti».
L’inflazione è aumentata e con essa le strisce blu, che sono state estese fino all’ospedale (si disse contro i parcheggiatori abusivi, che sono ancora lì!) e nelle periferie. Gli stipendi delle famiglie normali non sono aumentati, ma i grattini sì. Le amministrazioni locali, un po’ in tutta Italia, non crede che manchino di empatia e che trattino un po’ troppo i cittadini come limoni da spremere?
«Le do un’altra notizia. A Lecce il costo dei grattini non è aumentato. Al momento non c’è stata alcuna variazione dei costi. Ricordo inoltre che i residenti nelle aree tariffate hanno la possibilità di parcheggiare gratuitamente nella propria zona. I residenti del centro storico possono parcheggiare gratuitamente nell’area tariffata più vicina alla propria residenza. Davanti all’ospedale si è proceduto alla sistemazione dell’area di sosta, con il disegno di 351 posti auto totali di cui 246 a pagamento, 105 gratuiti e 8 per persone con disabilità. La tariffa oraria applicata è quella minima pari a € 0,60 dalle ore 7.00 alle ore 20.00, € 1,50 per tutto il giorno».
Avete “minato” la circonvallazione con i photored, ma per l’onda verde di cui si parlava ai tempi della Poli non c’è speranza?
«Credo che la circonvallazione sia un’arteria fondamentale di attraversamento del perimetro urbano, non una pista di lancio per automobili. Essendo una delle arterie più pericolose, il settore Polizia Locale ha ritenuto opportuno, e io ho condiviso questa scelta, posizionare photored per la rilevazione di infrazioni gravissime, come passare con il rosso. Infrazioni che mettono a rischio la vita di chi le commette e quella di chi resta vittima incolpevole degli incidenti stradali che ne conseguono. Per questo i photored sono stati collocati sugli incroci più pericolosi, che sono stati attrezzati anche di semaforo con conto alla rovescia del tempo di attesa, Viale Japigia/Via Salandra direzione Maglie; Viale Japigia/Via Gramsci direzione Brindisi; Viale Leopardi / Via San Domenico Savio direzione Brindisi; Viale Leopardi / Via San Domenico Savio direzione Maglie. Gli incidenti sono notevolmente diminuiti. La circonvallazione sarà oggetto di una riqualificazione ecologica, finanziata con fondi del Pnrr, che la trasformerà in una cintura verde, più sicura e sostenibile».
gaetano.gorgoni.direttorecs@gmail.com