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LECCE – “Ho rinunciato al mio compenso di sindaco, quindi al mio vitalizio comunale: 120mila euro in meno all’anno, che saranno recuperati nel nostro bilancio con l’annullamento del trattamento di fine rapporto, che io non prenderò. Era inutile andare a gravare sul bilancio comunale, quando per trent’anni ho pagato i contributi alla Camera e al Senato per percepire il mio indennizzo mensile. È giusto che io prenda il vitalizio e che non gravi sul Comune di Lecce”. Le parole di Adriana Poli Bortone nella commissione Bilancio di ieri hanno scatenato le polemiche della sinistra: Paolo Foresio ha rparlato di bugie e Lecce Città Pubblica ha ricordato che vitalizio e indennità di sindaco sono incompatibili, «dunque nessuna rinuncia».
“Giusto per chiarire e senza polemica alcuna – scrive Foresio su Facebook – Ieri in commissione la sindaca ha affermato che ha rinunciato all’indennità di sindaco. Oggi i giornali hanno ripreso la notizia. Ciò evidentemente suscita un certo stupore, secondo le sue dichiarazioni avrebbe ‘generosamente rinunciato all’indennità da sindaco’. Un gesto nobile se non fosse che è imposto dalla legge.
“Giusto per chiarire e senza polemica alcuna – scrive Foresio su Facebook – Ieri in commissione la sindaca ha affermato che ha rinunciato all’indennità di sindaco. Oggi i giornali hanno ripreso la notizia. Ciò evidentemente suscita un certo stupore, secondo le sue dichiarazioni avrebbe ‘generosamente rinunciato all’indennità da sindaco’. Un gesto nobile se non fosse che è imposto dalla legge.
Eh sì, perché dietro il grande atto di abnegazione non si cela uno slancio eroico, ma semplicemente una norma. Già, quella roba noiosa che si chiama “legge” e che, udite udite, vieta il doppio stipendio per chi è parlamentare e, contemporaneamente sindaco. Lo dicono chiaramente l’art. 3 della legge n 1261 del 31/10/1965 e l’articolo 82 del Testo Unico degli Enti Locali. Insomma, non serve Sherlock Holmes per scoprire che non si tratta di una scelta, ma di un obbligo.
Quindi, più che una rinuncia spontanea, parliamo di una ‘rinuncia per forza maggiore’.
In un’epoca in cui la fiducia dei cittadini è già messa a dura prova, forse sarebbe il caso di non confondere il senso civico con il marketing. E se proprio si vuol fare un annuncio, che sia almeno onesto. Perché la trasparenza non è un’opzione: è un dovere. E pure un bel segno di rispetto per l’intelligenza dei leccesi”.
