La sensazione è quella che, ancora una volta, a pagare le conseguenze della recente occupazione che vede coinvolti gli atenei italiani saranno gli studenti e la stessa Università pubblica.
Ne ho avuto conferma lo scorso pomeriggio, quando per caso, trovandomi nei pressi dell’ateneo leccese, ho avuto modo di costatare la situazione di disagio in cui versa la già logora e martoriata struttura Universitaria Salentina.
La protesta, com’è noto, è rivolta contro il DDL Gelmini e il pluriennale taglio delle risorse dell’Università pubblica. Gli studenti da giorni occupano le Università.
Anche gli studenti leccesi sono vicini alla protesta, manifestando.
Ieri, la manifestazione si è spostata in centro, a Lecce: centinaia di studenti salentini hanno invaso le vie del centro, spingendosi all’interno degli spalti dell’anfiteatro romano.
Le ragioni della protesta sono perfino condivisibili, ma i modi e l’inettitudine di taluni che prendono parte alla contestazione, lasciano davvero ben poco sperare.
Questa è anche l’impressione che ho ricavato dal mio breve sopralluogo nell’Ateneo leccese.
All’ingresso la situazione lascia presagire il peggio: alcuni studenti hanno il compito di prendere i nominativi di chiunque chieda di entrare, bisogna dimostrare di essere uno studente per avere accesso, ovvio.
In che modo?
E’ bastato che io lasciassi un nome di fantasia per accedere all’Ateneo. La banale scusa di dover controllare alcune cose in bacheca è sufficiente.
Chiunque può entrare all’interno dell’Ateneo, insomma, senza che sia richiesto un documento d’identità o un libretto universitario.
La situazione che ho avuto davanti agli occhi al mio ingresso è semplicemente ridicola. L’Ateneo leccese ha tutta la parvenza di un accampamento.
Le aule sono pregne di fumo: bottiglie vuote e spazzatura sono disseminate un po’ ovunque.
Da almeno un giorno gli occupanti lamentano la mancanza di acqua. Le condizioni in cui versano i bagni sono semplicemente vergognose, i lavandini sono otturati.
Cercando di capire le ragioni che hanno portato a una situazione simile, mi è stato riferito che alcuni degli studenti in realtà si occupano della pulizia dei servizi igienici (cosa che, almeno a giudicare da quanto visto, sembra improbabile) e delle aule.
Credo di essermi trovato in una situazione “sfuggita di mano”, dove alcuni vandali non hanno perso tempo per devastare la struttura, danneggiando i muri e le aule che, doveroso precisarlo, versavano già in condizioni pessime.
Cercando di far capire che comprendo in toto le motivazioni che hanno portato alla protesta, ho parlato con alcuni studenti per avere un’idea più chiara di come gestiscano la situazione, ma a quanto sembra, pur condividendo le buone (ottime) ragioni, credo siano inadeguati nel gestire l’occupazione e nell’inquadrare in maniera critica le cause che hanno portato a essa.
Alcuni cani vagano tranquillamente per l’ateneo leccese, alla mia domanda “vi sembra normale che in un’università vi siano animali che vanno in giro facendo i loro bisogni dove capita?”
“I cani ci sono sempre stati all’interno dell’Ateneo”. Questa è stata la risposta.
Cercando di documentare il caos in cui versa in questi giorni l’Ateneo con delle foto, sono purtroppo stato fermato.
“Ti piace fotografare cessi?”. Mi è stato detto.
All’uscita (sono stato gentilmente invitato a uscire, dopo essere stato beccato in flagrante a scattare alcune foto) il rammarico e la speranza che chi gestisca l’occupazione lo faccia con maggiore criterio e che questa protesta possa servire a qualcosa, oltre che a far arricchire un po’ le imprese di pulizie che gestiranno il post-occupazione.