TUGLIE (Lecce) – Morì in casa a soli 35 anni per un infarto dopo due visite. Dapprima presso la guardia medica di Tuglie e subito dopo al pronto soccorso dell’ospedale di Gallipoli. Si chiude con una condanna ed un’assoluzione piena il processo a carico dei medici finiti sotto processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Daniele Campo, dipendente in una pizzeria di Tuglie. Il giudice monocratico Silvia Minerva ha condannato ad 1 anno e 6 mesi Giovanni D’Agostino, 40 anni, di Surbo, dottore in servizio presso il pronto soccorso del “Sacro Cuore Gesù” (a fronte di una richiesta di 2 anni e 6 mesi). Il medico è stato interdetto dalla professione per la durata della pena principale. La sospensione della stessa, invece, è subordinata all’integrale pagamento da parte dell’imputato delle provvisionali in favore della parti civili (assistite dagli avvocati Americo Barba, Isidoro Bernardi e Giuseppe Fersini) nel termine dei 60 giorni dal passaggio in giudicato della sentenza. Per il padre del pizzaiolo è stata disposta una provvisionale di 150mila euro mentre alla madre, alle due sorelle e alla fidanzata convivente di 50mila euro. Il giudice, invece, ha assolto Sergio Barone, 53enne di Parabita, il medico all’epoca in servizio presso la Guardia Medica di Tuglie per non aver commesso il fatto (assistito dagli avvocati Giuseppe e Pasquale Corleto). Secondo il vice procuratore ordinario il dottore avrebbe rispettato la letteratura medica consigliando un ricovero in ospedale.
L’indagine, coordinata dal pubblico ministero Paola Guglielmi, venne avviata con una denuncia presentata dalla madre e della sorella dell’uomo in cui le due donne raccontavano il “calvario” di Campo culminato con l’improvviso decesso. Il 35enne, la sera del 17 febbraio del 2011, avverte un fastidioso malessere fisico: dolori al braccio sinistro e alle scapole e assume un antidolorifico. Per il persistere del malessere il 35enne decide di raggiungere la guardia medica del posto dove il medico gli avrebbe diagnosticato una nevralgia praticandogli una fiala di bentelan e rassicurandolo sul suo stato di salute. Campo, però, continua a stare male. Inizia a lamentare alcune fitte al petto e una forte sudorazione. La sorella, allora, accompagna il fratello presso l’ospedale di Gallipoli.
Il 35enne viene visitato. Il medico del pronto soccorso gli avrebbe somministrato una bustina di gastroprotettore rilevando problemi di cervicale. Viene così dimesso non prima di aver consigliato a Campo di utilizzare una borsa calda e di tornare in ospedale il giorno dopo per un nuovo consulto. Nelle ore successive, però, le condizioni del 35enne si aggravano ulteriormente. Il respiro si fa sempre più difficoltoso e viene chiesto l’intervento di un’ambulanza. Nonostante i tentativi dei medici di tenere in vita il 35enne dopo circa mezz’ora, il suo cuore cessa di battere intorno alle due della notte.
I familiari presentano un esposto in Procura. Una successiva consulenza disposta dal magistrato, a firma del medico legale Roberto Vaglio e del cardiologo Giacinto Pettinati, attesta come i due medici non avrebbero eseguito in tempo un elettrocardiogramma. A dire dei consulenti, l’accertamento avrebbe consentito di adottare la necessaria terapia e di scongiurare la dipartita del 35enne. D’Agostino era assistito dagli avvocati Luigi e Roberto Rella.
F.Oli.