GALLIPOLI (Lecce) – La città di Gallipoli festeggia il 24 luglio la sua patrona, Santa Cristina. È la festa religiosa più importante della città, attesa e organizzata nei minimi particolari: un evento annunciato dal tradizionale e colorato gioco dei fuochi pirotecnici sin dalle prime ore dell’alba del 23 luglio.
Santa Cristina rappresenta una delle figure più affascinanti dell’agiografia cristiana antica. La Chiesa romana e le Chiese orientali venerano la santa il 24 luglio. Le primitive comunità delle origini tramandavano la memoria e la diffondevano attraverso le ‘Passioni’, racconti edificanti, spesso però non significativi dal punto di vista storico. La ‘Passione’ di Santa Cristina è giunta fino a noi in varie versioni, la più antica delle quali risale alla prima metà del V secolo.
“Cristina, fanciulla di nobile famiglia, nacque a Tiro in Italia. Cristina era bellissima e molti la desideravano per moglie, ma i genitori rifiutavano ogni proposta di matrimonio, avendo deciso di consacrare la figlia al culto degli dèi; il padre, infine la chiuse in una torre con dodici ancelle e molte statue di idoli, d’oro e d’argento. Ma Cristina, istruita dalla Spirito Santo, aveva in orrore il culto degli dèi e gettava dalla finestra l’incenso che avrebbe dovuto bruciare in loro onore. […] Dopodiché Cristina spezzò gli idoli del padre e distribuì l’oro e l’argento di cui erano formati fra i poveri” ( Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varagine) .
Santa Cristina è definita ‘la grande martire’ per l’atrocità dei martiri e dei tormenti che le furono inflitti. Scarsi elementi prettamente storici e una ricca tradizione popolare si intrecciano nel racconto del martirio della giovane Cristina, ferma e indomabile nella sua fede: fu arrestata e flagellata dal padre magistrato, condannata poi all’annegamento nel lago di Bolsena. Prodigiosamente la grossa pietra legata al collo anziché andare a fondo galleggiò, riportando Cristina a riva. Di fronte a tale evento il padre scosso e affranto morì. Il successore del padre Urbano, il magistrato Dione la fece gettare in una caldaia bollente piena di pece, resina e olio, da cui Cristina uscì incolume. Le furono rasati i capelli, trascinata nuda per le strade della città: mai Cristina rinnegò la sua forte fede. Alla morte di Dione, il magistrato Giuliano continuò la persecuzione: la espose al morso di serpenti velenosi, le fece tagliare le mammelle seguendo la Passio di S. Agata e mozzare la lingua. Infine venne trafitta mortalmente con due frecce.
Nella nostra Gallipoli, Santa Cristina viene considerata protettrice della gente di mare, dal momento in cui nel 1867 liberò la città dal colera.
In Piazza Aldo Moro, nella Cappella a lei dedicata, una suggestiva statua in cartapesta la ritrae legata a un palo e trafitta da frecce, così come dal suo martirio a soli 20 anni, nel 290 d. C.
Un’antica credenza raccontava che nel giorno di Santa Cristina non era possibile fare il bagno a mare, perché la Santa portava la “steddha“. Tale credenza ha origine nel 1807, quando un bambino undicenne annegò e si pensò al fatto come ad una trasgressione. Ancora oggi sopravvive, in qualcuno, tale ‘superstizione’.
Le celebrazioni religiose, la pietà popolare, la curiosità e lo stupore dei turisti si fondono in un mix unico e irripetibile, inebriato, magicamente, dai profumi salentini e dai canti del cuore.
Manuela Marzo