F.Oli.
UGENTO (Lecce) – Arrestato e poi scagionato dall’accusa di rapina Luigi Molle, 31enne di Ugento, verrà risarcito dallo Stato per i 12 giorni trascorsi ingiustamente dietro le sbarre. La sezione promiscua della Corte d’appello di Lecce (Presidente Maurizio Petrelli; consigliere relatore Laura Liguori; consigliere Consiglia Invitto) ha accolto il ricorso discusso dall’avvocato Alberto Ghezzi condannando il Ministero dell’Economia e della Finanza al pagamento a titolo di indennizzo di 2mila e 830 euro a favore dello sfortunato protagonista di questo caso di malagiustizia. La rapina è piuttosto datata e fu particolarmente cruenta. Risale al 3 novembre del 2008 e si verificò a Ugento. Il giovane, insieme a due complici, si introdusse in casa di un 82enne. Il pensionato venne minacciato di morte e costretto a sedersi su una poltrona mentre i malviventi arraffavano circa 2mila e 500 euro in contanti e diversi buoni fruttiferi postali. Dopo una veloce indagine, Molle venne arrestato.
Da subito, però, il giovane negò ogni addebito. Sia davanti ai carabinieri che dinanzi al gip in sede di convalida. Sfoderò un alibi: si trovava nella zona in cui viveva l’anziano perchè in quelle ore stava effettuando dei lavori in un’abitazione vicina. A distanza di circa dieci giorni, il Tribunale del Riesame annullò l’ordinanza del gip disponendo la scarcerazione del giovane evidenziando forti perplessità sull’effettivo coinvolgimento di Molle nella rapina sulla scorta delle dichiarazioni fornite dai colleghi di lavoro e da quanti lo avevano visto la mattina della rapina in un orario compatibile con quello indicato dalla vittima. Successivamente, l’1 dicembre dello scorso anno, il gip ha archiviato il procedimento accogliendo la richiesta del pm. Per le conseguenze conseguenze personali e familiari il giovane ha deciso di battere cassa e di chiedere un indennizzo dallo Stato.
Dopo la discussione del 24 ottobre la Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Si legge nelle motivazioni: “Il collegio ritiene che l’istante con il suo comportamento non abbia dato causa ad una falsa rappresentazione della realtà suscettibile di essere qualificata come illecito penale dalle autorità procedenti e giustificare la misura cautelare adottata. Tanto deve essere affermato soprattutto ove, come nel caso di specie, il Tribunale del Riesame, con decisione non appellata dal pm in sede, valutò come insufficienti gli elementi indiziari in virtù dei quali il provvedimento coercitivo era stato adottato”. Per determinare l’ammontare dell’indennizzo i giudici hanno poi valutato anche altri pregiudizi tra cui quelli economici.