Il Maestro con acribia si sforza di far emergere le inclinazioni musicali più profonde dei suoi allievi, piegandosi sul pianoforte, correggendo i piedi, accompagnadoli con tutta una serie di strumenti. Suonare e comporre musica moderna con le conoscenze e la ricchezza della musica classica: questo è il concetto che guida un lavoro come “Binario 21” realizzato da Remo Vinciguerra Trio. Gli elementi costanti dei lavori del Maestro sono grande tecnica, innovazione, classe, creatività ed eleganza musicale. Vinciguerra ha un repertorio amato da tutti gli insegnati d’Italia: la sua musica è didattica. Domani alle 17, al Tiziano, i ragazzi suoneranno con il maestro, dopo aver selezionato i pezzi migliori in questi due giorni. L’evento è in collaborazione con il Gruppo Pezzuto Audi, che ha sostenuto questo importante momento culturale.
L’INTERVISTA AL MAESTRO REMO VINCIGUERRA
Maestro, lei sa insegnare, ancora dopo tanti anni, con il sorriso sulle labbra, trasmettendo passione e amore per la musica: questa è già una grande dote…
«Il sorriso sarebbe utile per tutte le discipline: è il passe-par·tout per un apprendimento migliore, sereno e proficuo. Quando l’insegnante entra con il sorriso, la classe si predispone bene: la severità serve nel momento in cui l’insegnante sorride tanto e quindi deve mostrare anche l’altra faccia della luna, in modo che possa usare la sua autorevolezza nei momenti in cui è richiesto maggiore sacrificio. Molte difficoltà si possono superare con il sorriso, con la condivisione e l’aiuto dell’insegnante. Però, poi, ci sono dei momenti in cui bisogna studiare e in quel caso bisogna essere severi per pretendere l’applicazione giusta».
Lei è un compositore famoso in Italia: le sue composizioni vengono studiate da tante scuole musicali. Come fa un ragazzo a trovare la sua strada? Da cosa bisogna cominciare?
«Innanzitutto bisogna cominciare da quel gusto che il ragazzo ha già dentro: quello che si eredita dalla famiglia, dal proprio gruppo di amicizie, ma il gusto va alimentato. Oggi c’è You Tube, che può essere usato in modo stimolante. Basta partire da una breve composizione e il motore di ricerca te ne dà altre che hanno delle assonanze: il fatto di ascoltare molto significa imparare a scegliere quello che ti piace di più. Man mano che tu scegli ti crei un tuo repertorio e un certo gusto musicale. Nella mia didattica sono partito proprio da questo presupposto. Ho scritto il primo libro nell’ ’88, sono partito da questo presupposto: il vissuto musicale dei ragazzi veniva dalla pubblicità, dalle colonne sonore dei film, dalle canzoni di Sanremo e da quelle mandate per radio, ma nella loro ricostruzione strumentale non si ritrovavano. All’epoca si suonavano canzoni del ‘700 e ‘800, anche i metodi erano antiquati ma non sbagliati. Oggi bisogna unire tutto quello che ho scritto sulla didattica sul moderno e sul vissuto insieme alla tradizione: bisogna creare una commistione. Io ho cercato di scrivere brani pop, swing, rock e di tanti altri generi come se fossero musica classica, unendo il percorso tradizionale al percorso Vinciguerra. Questo dà la soddisfazione ai ragazzi di fare musiche più vicine al loro vissuto».
Creativi si nasce o si diventa?
«Nasciamo tutti creativi: non esiste una persona senza creatività. Nasciamo tutti con sensibilità e gusto, ma sono cose che devono essere alimentate. Possiamo essere creativi in un campo piuttosto che in un altro. L’importante è studiare tutti i vari campi e capire dove siamo maggiormente predisposti per sviluppare la nostra creatività. È necessario, però, studiare tutto quello che ci propone la scuola, a 360 gradi. Io difendo molto il sistema scolastico, quello statale e quello privato come l’Harmonium: finché c’è la scuola c’è una strada di salvezza in questo mondo. Chi vuole male alla vita sociale mira a sminuire le scuole. Difendiamo tutte le scuole che ci fanno studiare bene. I ragazzi perdono troppo tempo con gli smartphone e i videogiochi: alcuni sono in astinenza quando non giocano. I genitori dovrebbero dare delle regole: non più di un’ora al giorno davanti ai videogiochi. Invece della solitudine a cui porta una smartphone insegnare la musica può aiutarli a socializzare e a esprimere le loro emozioni».
Lei è un polistrumentista: qual è il suo strumento preferito?
«Il pianoforte è il mio regno: mi aiuta a stare con me stesso e mi ha portato a conoscere con più leggerezza tanti altri strumenti, anche a fiato».
Qual è la sua composizione preferita?
«Non ce n’è una in particolare. Le mie composizioni sono tutte belle perché io amo la bellezza: non mi prendere per presuntuoso! Io penso che con la bellezza si possano combattere anche quei mari inondati di buste di plastica, che ho visto l’altra sera in televisione. Le persone che fanno il male evidentemente non hanno coltivato la bellezza che esiste in tutte le situazioni del nostro vivere: se si è belli dentro, si è belli anche fuori».
Quali consigli dà agli studenti dell’Harmonium?
«Approfitto della bravura degli insegnanti della scuola Harmonium e anche dell’organizzazione di questa scuola che mi ha invitato. Domani i ragazzi lavoreranno sulla mia capacità di farli sorridere, di sdrammatizzare e di non far vivere in maniera troppo competitiva quello che fanno, sperando che i genitori non si limitino ad ascoltare il proprio figlio andando poi via. Ecco perché domani i ragazzi suoneranno insieme a me. Per un’ora e mezza col sorriso faremo stare tutti un’ora e mezzo seduti: i ragazzi devono avere un pubblico capace di rispettarli e per questo fine userò la mia autorevolezza».