LECCE – C’è chi nega l’Olocausto e chi non vuol sentire parlare di vittime delle foibe. Nonostante siamo nel 2020, certe ideologie ottocentesche continuano a dividere. Eppure, sarebbe il caso di riconoscere che la violenza è intollerabile anche quando appartiene ai vincitori. “Se la decisione di attribuire alla senatrice Liliana Segre la cittadinanza onoraria a Lecce va nella giusta direzione della memoria pubblica dell’Olocausto e del contrasto necessario all’odio antisemita, la decisione simultanea di titolare una via a una presunta martire delle foibe, su proposta della destra post-fascista, è deplorevole e mistifica la memoria della guerra partigiana di Liberazione che fu un fatto storico europeo – scrivono su Facebook i responsabili dell’Anci Lecce – Nessun revisionismo storico, nessun uso strumentale di fatti peraltro senza fonti certe, può portarci a equiparazioni tra vittime e carnefici. L’ANPI invita al contrario a rinominare dallo stradario pubblico la via titolata a Giorgio Almirante, firmatario delle leggi razziste nel Ventennio, e la via a Predappio, patria del dittatore Benito Mussolini”.
Negare la verità storica dell’assassinio di Norma Cossetto nel 2020 è puro furore ideologico, non solo per i militanti di destra, ma anche per chi ha studiato la storia delle Foibe. Infatti alla Cossetto nel 2005 venne conferita la medaglia d’oro al valor civile dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: non è negando le violenze dei vincitori che si cancella una scomoda realtà denunciata anche da un celebre giornalista di sinistra, recentemente scomparso come Giampaolo Panza, nel “Sangue dei Vinti”.
L’operazione verità sulla vergogna degli assassini sommari dopo il ‘43 è stata nascosta per anni, finché alcuni storici e giornalisti amanti della verità non hanno documentato lo scempio dei partigiani jugoslavi, che buttavano anche vivi nelle foibe donne e intere famiglie. Il comune di Gorizia ha una via dedicata a Norma Cossetto dal febbraio 2009.
L’Anpi Lecce fa distinguo sui morti – ribatte Saverio Congedo –
Non esistono morti di serie A e morti di serie B. Tranne per l’Anpi che, a Lecce, etichetta ‘PRESUNTA martire delle foibe’ Norma Cossetto, studentessa ventiquattrenne istriana torturata, violentata e gettata in una delle foibe della Venezia Giulia. Non solo: per i kompagni dell’Anpi anche le foibe stesse sono un’ invenzione e non trovano riscontro nelle fonti. Siamo contenti della cittadinanza onoraria alla senatrice Segre e siamo altrettanto orgogliosi di aver onorato un’italiana vittima di una pagina nera della nostra storia. Così come siamo orgogliosi di aver in passato contribuito a far intitolare una strada della nostra città ad un gigante della storia politica italiana come Giorgio Almirante.
Da questa gente in preda a furori ideologici che semina odio non accettiamo lezioni: si tengano strette le strade e le statue di Stalin, Lenin e Tito: per quanto ci riguarda proseguiremo la nostra battaglia per ricordare e onorare straordinari esempi di italianità”.