Questa è la Pasqua più anomala da secondo dopoguerra: Lecce, alle 10 di domenica 12 aprile, in piena mattina, sembra non essersi ancora svegliata. San Cataldo è una marina deserta. Sono scene che non avremmo mai pensato di vedere. Nessuno avrebbe mai immaginato di poter essere minacciato da un virus che senza il distanziamento sociale potrebbe far esplodere le terapie intensive italiane. Un pericolo che a qualcuno ricorda il flagello della “spagnola”, una pandemia influenzale insolitamente mortale, che tra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone. Cento anni dopo riemerge la stessa paura in una società diversa e più opulenta, che si sentiva onnipotente e invincibile, ma che si è ritrovata impreparata e vulnerabile. Le strade sono deserte, ma ci sono forze dell’ordine in tutti i punti strategici e droni che controllano le spiagge e la città. I leccesi sono rimasti a casa, solo qualche balordo, in mattinata, si è fatto trovare dalla polizia in giro per una passeggiata a mare o per raggiungere la seconda abitazione. Chi infrange la legge se ne torna a casa con multe che vanno dai 400 ai 3 mila euro euro. Impossibile sfuggire ai controlli. Rischia la condanna penale chi esce pur essendo in quarantena.
In tempo di covid-19 significa rischiare di fare un giro al virus SARS-CoV-2. Le forze dell’ordine sono in prima linea: niente gite a mare. La polizia provinciale, con il comandante ANTONIO Arnò, sorveglia le Cesine: ancora una volta la tecnologia dà una mano per scovare qualsiasi movimento: l’Ingegnere LUIGI Tommasi, dello Stormo Piloti polizia Provinciale APR, guida un drone che vola a centinaia di metri di distanza e fa delle foto nitidissime.
Alle Cesine regna quella che Montale definisce la “divina Indifferenza”: tutto scorre come se nulla fosse, il drone è come il falco,“alto levato”, mentre il sole splende e l’umanità continua a combattere contro una specie di riccio invisibile e contro il mal di vivere, che è più forte dentro case strette. Restiamo a casa e ci lasceremo questi giorni alle spalle per raggiungere le nostre spiagge, come al risveglio da un’incubo.