LECCE/SURBO – Se ne riparlerà il prossimo anno. Non prima. Un rinvio dettato dalla pandemia e in aula non si fa nulla. Luglio 2021 prossima udienza. Tempi lunghi della giustizia a causa del Coronavirus. Eppure il caso è delicato. L’inchiesta, raccontata su queste pagine, è sfociata un anno fa in un decreto di citazione diretta a giudizio a firma del pubblico ministero Luigi Mastroniani e parla di presunte soprusi di un maestro di sostegno, residente a Lecce, in servizio in una scuola elementare di Surbo, ai danni di un ragazzo down. I.D.C., le sue iniziali. Risponde delle accuse di abuso dei mezzi di correzione, reato aggravato dai futili motivi, le particolari condizioni della vittima e perché compiuto ai danni di una minore. In giornata era fissata la prima udienza del processo e i genitori del ragazzo, assistiti dall’avvocato Stefano Prontera, non si sono potuti presentare per costituirsi parte civile. Già rinviata con tanto di comunicazione alle parti. un rinvio, seppur lungo, che non provoca malumori in seno alle parti offese: “Non ci sono problemi di prescrizione”, è il commento dell’avvocato Prontera, “il fatto risale al 2019 e problemi in tal senso non dovrebbero emergerne”.
Ad avviare gli accertamenti sono stati gli agenti della Squadra mobile specializzata nei reati contro la persona. Gli episodi si sarebbero consumati tra il 2017 e febbraio del 2018. Spesso alla presenza di altri studenti che hanno raccontato ai propri genitori in casa quanto notavano in classe. Una denuncia del padre della ragazzina è stata così presentata in Questura. Ed è stata interpellata la magistratura. ll processo dovrà effettivamente accertare se l’insegnante, così come ipotizza la Procura, abbia strattonato la bambina afferrandola per un braccio quando maestro e allieva si recavano nelle aule per fare lezione o la piccola quando faceva i capricci.
In altri casi il docente avrebbe rimproverato la bimba tanto che le urla venivano sentite da altre insegnanti, costrette ad interrompere le lezioni, per raggiungere la classe e comprendere cosa stesse accadendo. In una circostanza, poi, quando la giovane fece cadere il temperamatite a terra l’insegnante le avrebbe detto: “La legge non me lo permettere, te la farei leccare con la lingua”. Anche a causa delle difficili condizioni psicofisiche della ragazzina l’indagine si è avvalsa di una perizia psichiatrica per verificare l’attendibilità delle dichiarazioni della ragazzina residente a Lecce con i propri genitori. Dichiarazioni incrociate con le testimonianze di tutte le persone informate sui fatti sentite nei mesi scorsi.
Fin qui il fronte delle accuse. Ma il processo dovrà anche valutare la ricostruzione dell’imputato. L’insegnante, subito dopo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, è stato interrogato dal magistrato inquirente. In quella sede, assistito dal suo legale, l’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti, si difese respingendo ogni accusa. In più si è sempre dimostrato disponibile per un confronto con la bambina sicuro di aver agito sempre secondo coscienza. In questi mesi il docente ha incassato anche la solidarietà dei suoi stessi colleghi che, nelle ore di lezione, non avrebbero mai notato scene di violenza. E la difesa è fiduciosa di poter dimostrare la correttezza del maestro citando in aula proprio alcuni colleghi e lo steso dirigente scolastico. La vicenda, inoltre, riserva un secondo fronte investigativo in cui l’insegnante è persona offesa. I.D.C. ha infatti denunciato il padre della bambina per un pugno che l’uomo gli avrebbe rifilato all’esterno della scuola.